I carabinieri lo hanno arrestato con l'accusa di aver preso a cinghiate la moglie. L'uomo, un afghano di 30 anni con permesso di soggiorno, ha infierito più volte sulla moglie colpevole di non volersi sottomettere al matrimonio combinato. A dare l'allarme alle 10 di venerdì, è stato un dipendente della società del gas che stava installando i contatori nel palazzo della coppia quando ha sentito il pianto della bambina e le urla di aiuto della ragazza provenire dall'abitazione. La 22enne, che in quel momento era sola in casa, ha chiesto all'uomo di chiamare i soccorsi: sulle braccia aveva segni evidenti dei colpi di cintura. Secondo le prime ricostruzioni la donna avrebbe subito in passato anche una coltellata da parte del marito violento.
Matrimoni combinati, cinghiate alle donne che non si piegano, elementi di una scena apparentemente lontana dalla civile Milano, ma sempre più normali in quei quartieri come piazza Selinunte e dintorni. Qui si sono creati dei ghetti dove immigrazione di matrice islamica e centri sociali prepotenti hanno creato un mondo a parte. L'illegalità è più tollerata, così come un certo modo di intendere la condizione femminile. A fine maggio un'altra donna coraggiosa aveva salvato la figlia di dieci anni da un matrimonio combinato stracciandole il passaporto e presentando denuncia contro il marito. Altrimenti la bambina sarebbe stata spedita in Bangladesh per prendere marito. I casi conosciuti di queste violenze incominciano a essere tanti. E spesso si hanno luogo nei quartieri ghetto. Quest'ultimo non ha mancato di suscitare sdegnate reazioni politiche da parte del centrodestra. «Non è accettabile che a Milano, nel 2018, le forze dell'ordine debbano intervenire per fermare la furia di un afghano intento a prendere a cinghiate la moglie, costretta a sposare il suo aguzzino in un matrimonio combinato ha affermato Gianluca Comazzi, capogruppo di Forza Italia in Regione Lombardia - a quanto sembra, in passato l'uomo avrebbe anche sferrato una coltellata alla moglie, sottomessa al punto da non riuscire a denunciarlo. Mi auguro che il violento sconti la giusta pena. Purtroppo in certi casi non si tratta semplicemente di violenza domestica. A legittimare in qualche modo questi atti vergognosi c'è un retroterra culturale che nella Milano di oggi non può trovare spazio». «Un episodio gravissimo - ha commentato Silvia Sardone, consigliere regionale di Forza Italia - in un quartiere che ormai non è più Milano.
Un ghetto multietnico dove le regole non sono rispettate e le donne, evidentemente, vengono molto spesso sottomesse. È questa la Milano che accoglie e integra gli stranieri di cui fa propaganda la sinistra? È questa la considerazione della donna che il Pd, sempre più succube delle comunità islamiche, vuole diffondere?».
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