Anche i "vicini" della futura moschea di Milano chiedono la sospensione del bando

Il Comune di Milano ha deciso che una struttura di via Esterle (gli ex bagni pubblici) dovrà ospitare una moschea ma la società che ha sede accanto ha fatto ricorso al Tar

Anche i "vicini" della futura moschea di Milano chiedono la sospensione del bando

Continuano le proteste formali contro l'assegnazione degli ex bagni pubblici di via Esterle a Milano alla Casa della cultura musulmana per la realizzazione di una moschea. Dopo il ricorso presentato dal Milan muslim center, escluso dal bando perché tra gli scopi statutari non presentava il culto, ora, come riporta il Giorno, è la Bcc Beni Immobili srl a presentare ricorso al Tar. La società ha sede esattamente accanto agli ex bagni pubblici e, anche se nella determina comunale non sono stati indicati i motivi per i quali è stata richiesta la sospensione dell'assegnazione, è possibile che in questa decisione abbia inciso proprio la volontà di trasformare la struttura in una moschea.

La Casa della cultura musulmana avrebbe intenzione di trasferirsi in via Esterle e ristrutturare gli ex bagni pubblici per realizzare il primo luogo di culto islamico ufficialmente riconosciuto. Si tratterebbe, infatti, della prima moschea ufficiale di Milano dopo anni di assembramenti illegali in spazi non adeguati, ma sono tanti quelli che non approvano la decisione del Comune di Milano di permettere l'insediamento di un luogo di culto islamico, che potrebbe pregiudicare la sicurezza di un'area già compromessa.

Le due richieste di sospensione del bando comunale, arrivate a pochi giorni di distanza l'uno dall'altro, rischiano di diventare una grana importante per palazzo Marino, che pensava di aver risolto la questione. La giunta di Beppe Sala ha sempre avuto un occhio di riguardo per la comunità islamica, che rappresenta un bacino di elettori importante per la sinistra, e la corsa all'assegnazione degli ex bagni pubblici di via Esterle per scopi di culto ne è l'ennesima dimostrazione. Per il momento, però, la Casa della cultura musulmana non ha ancora potuto ufficialmente prendere possesso dell'immobile, oltre che per la sospensione del bando, anche perché è attualmente occupato in modo abusivo da altri "amici" della sinistra milanese.

Un vero cortocircuito per palazzo Marino.

Nel caso in cui il bando venisse sbloccato e definitivamente assegnato alla Casa della cultura musulmana, che a quel punto nonostante le proteste dei vicini e dei residenti potrà disporne liberamente, il Comune sarà costretto a effettuare lo sgombero della struttura. Ma fino ad ora la giunta di Beppe Sala non ha mai voluto usare questi metodi forti. Se il Tar dovesse decidere a favore dell'assegnazione, palazzo Marino cambierà idea sugli sgomberi?

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