Bande, risse e pistole "Attenti quando uscite, siamo in zona di guerra"

La città ostaggio di una faida fra gang di "trapper". Nove arresti per botte e sequestri

Bande, risse e pistole "Attenti quando uscite, siamo in zona di guerra"

È Milano la «war zone» delle baby gang e delle faide tra gruppi avversari. È qui il terreno di caccia a di battaglia per affermare chi comanda. Qui calano dalle altre province per rapinare, minacciare, aggredire. Incontrandosi e a volte scontrandosi con le bande cittadine, come quelle di San Siro. È stata commessa a Milano la gran parte dei reati ricostruiti dall'inchiesta che ieri ha portato all'arresto di nove ventenni, tutti componenti della gang del trapper Simba La Rue, da sempre in lotta con quella di Baby Touché, anche lui trapper da centinaia di migliaia di follower su Instagram, padovano spesso a Milano per girare video e lottare con i rivali. L'inchiesta è coordinata dal pm Francesca Crupi e affidata ai carabinieri della compagnia Duomo. L'ordinanza di custodia in carcere, che riporta nel dettaglio la faida di pestaggi, minacce e ritorsioni, è del gip Guido Salvini. «Comunque a Milano - dice intercettato uno degli indagati - se dobbiamo girare, adesso stiamo attenti fra, perché adesso siamo entrati in una war zone con quelli di Padova, frate». Gli arrestati, otto ragazzi e una ragazza, risiedono tra le province di Lecco, Como e Bergamo. Sono italiani o nati all'estero o stranieri di seconda generazione. Le accuse sono a vario titolo di sequestro di persona, rapina e lesioni aggravate. L'episodio centrale è il sequestro e pestaggio di Baby Touché da parte di Simba e dei suoi amici, in via Boifava il 9 giugno scorso. Il trapper padovano è stato picchiato e tenuto a forza in un'auto per due ore. I video del blitz sono finiti sui social, con tanto di volto tumefatto e sanguinante della vittima, sia sul profilo dell'aggredito sia su quello degli aggressori. E i follower a fare il tifo per l'una o l'altra fazione. L'accoltellamento subìto pochi giorni sopo la Simba, ferito gravemente, sarebbe una vendetta da parte dei seguaci di Baby Touché per il rapimento. Stessa logica per un caso del primo marzo in via Settala, quando due del gruppo di Touché sono stati pestati e feriti anche con un coltello e rapinati di portafogli e cellulare. Con la ragazza arrestata, Sara, che faceva da esca con il pretesto di un appuntamento.

Scrive il gip: i giovani «che aggrediscono, nel giro di pochi giorni diventano quelli aggrediti, in una spirale di aggressioni-ritorsioni-aggressioni che si autoalimenta e che non appare altrimenti arrestabile e che con il passare del tempo produce crimini sempre più cruenti e pericolosi». Nelle perquisizioni di ieri a casa di Simba è stata anche trovata una pistola calibro 6.35 con quattro proiettili. Mentre sono stati denunciati altri due «appartenenti al gruppo di Simba La Rue per porto di armi od oggetti atti a offendere e detenzione abusiva di armi e munizioni». Nel corso di un controllo in strada gli sono stati trovati nell'auto un coltello e una pistola scacciacani «priva del tappo rosso con 16 munizioni». Nelle intercettazioni gli indagati commentano le aggressioni: «Lo abbiamo aperto bene, era pieno di sangue eh ... visto?». Ancora: «Sai come stavamo piangendo adesso se avevamo dietro il ferro (la pistola, ndr)» e l'amico: «Ci prendevano tutti .... stavano venendo qui altre tre macchine». Sara parla del sangue di un aggredito: «Il suo sangue, fi.., volevo spalmarmelo in faccia il suo sangue di mer..».

Tra l'altro dall'ordinanza emerge la figura di un ulteriore trapper milanese. La banda di Simba avrebbe anche come capo un suo amico, il 20enne Zaccaria Mouhib (non destinatario di misura cautelare), in arte Baby Gang, che di recente era finito in carcere in un'inchiesta su alcune rapine, poi scarcerato per assenza di prove. Nelle guerre fra trapper si inserisce poi un fatto di inizio anno: la sparatoria dell'8 gennaio in piazza Monte Falterona, quartiere San Siro. Per quell'episodio nei mesi scorsi è stato condannato a due anni e tre mesi Islam Abdel Karim, 32enne noto come «Kappa_24K», accusato di «detenzione e porto sulla pubblica via di arma da sparo ed esplosione in aria di più colpi» e che doveva essere il vero obiettivo della sparatoria. A otto anni di carcere invece è stato condannato il pregiudicato per fatti di droga Carlo Testa, 51 anni, che quella sera colpì un egiziano.

Testa, secondo le indagini, aveva cambiato fronte passando al gruppo di piazza Prealpi (diverso da quello di «24K»), cui farebbero capo appunto i trapper Rondo da Sosa, Simba La Rue e Keta (questi ultimi non indagati per la sparatoria).

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