«Questo è ancora comune di Milano, un'area del Parco agricolo Sud: è inammissibile che un'area simile sia così deturpata e lasciata a se stessa» fa notare l'assessore leghista alla Sicurezza della Provincia, Stefano Bolognini. Via San Dionigi 109, periferia sud della città poco lontano dall'abbazia di Chiaravalle, è una zona circondata anche da villette d'epoca isolate, con giardino e dotate di un fascino senza tempo. Tuttavia i cumuli di rifiuti che «accompagnano» il percorso sterrato che porta a due campi nomadi che raccolgono 150 persone a Milano da circa tre anni fanno pensare alla peggiore delle aree degradate. Al punto che probabilmente a nessuno verrebbe voglia di trasferirsi da queste parti, villa o non villa.
«Il Comune ha promesso da tempo di smantellare questi campi» ricorda Bolognini mentre passeggia tra baracche, carcasse di auto, parti meccaniche, elettrodomestici rovinati, materassi smembrati e fuochi accesi dagli stessi rom per eliminare l'immondizia. «Le condizioni igieniche peraltro aggiunge l'assessore - sono assolutamente precarie e ritengo anche molto pericolose per le stesse persone che vi abitano. I nomadi hanno tagliato numerose piante per fare spazio alle loro baracche e ci sono troppi allacciamenti elettrici di fortuna da cui potrebbero scaturire incendi improvvisi».
Certo, a vederli così, anche gli stessi rom fanno pena. Sono i primi loro a non essere soddisfatti di questi accampamenti di fortuna, nonostante le Mercedes, le Bmw e le Audi siano un po' sparse ovunque. «Fammi una foto e mettimi sul giornale» chiede una ragazza con un sorriso strafottente.
«Ecco, non confondeteci con quella gente» ci fa notare un'altra giovane, Anisoara, 28 anni e due figli, quando entriamo nell'altro insediamento di via San Dionigi, parallelo al primo. E molto più ordinato e pulito. «I nostri vicini sono zingari, noi romeni - puntualizza con orgoglio anche il padre della giovane, Dobre, 58 anni e capo di questo campo che conta tredici famiglie e una quarantina di persone -. Noi siamo in Italia da 18 anni, lavoriamo, non chiediamo la carità come loro e tutti i nostri bambini frequentano la scuola di via Ravenna. Un tempo qui le cose andavano meglio anche per noi. E capiamo chi si lamenta».
Certo, la povertà a Milano è aumentata. E anche gli extracomunitari non lo negano. I numeri degli arresti, poi, parlano chiaro.
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