Il caldo saluto della folla. Poi Tettamanzi sepolto in Duomo con Schuster

Scola: "Umanità contagiosa, collaborò con tre Papi, mantenere viva la sua eredità"

Il caldo saluto della folla. Poi Tettamanzi sepolto in Duomo con Schuster

È il giorno del Duomo pieno e poi improvvisamente vuoto, quando la famiglia del cardinale Dionigi Tettamanzi, con i collaboratori più amati, chiede di poter essere lasciata sola nel momento in cui il corpo viene seppellito ai piedi dell'altare Virgo Potens, accanto al beato cardinale Ildefonso Schuster, il «monaco in battaglia», l'abate benedettino di San Paolo fuori le mura che fu vescovo di Milano tra il 1929 e il 1954, negli anni del fascismo e della guerra.

Una preghiera intima guidata dal cardinale Angelo Scola alla presenza di monsignor Mario Delpini, dopo che a partire da sabato 5 agosto, giorno della sua morte, «un popolo immenso», come l'ha definito ieri Delpini, è sfilato a salutarlo prima nella sua casa di Triuggio, a Villa Sacro Cuore, e poi in Duomo. Dopo la tumulazione, completata con una lastra provvisoria circondata da quattro mazzi di rose bianche, le porte si sono aperte e già da ieri le persone hanno ricominciato a passare sulla tomba che Dionigi Tettamanzi aveva immaginato per sé. Punto di passaggio e di incontro, dove «tutti gli uomini di buona volontà potranno visitarlo», dice Scola. In morte come è sempre stato in vita.

Alle 11 era iniziato il funerale, semplice e solenne insieme. Oltre 5mila fedeli, più di mille sacerdoti, 9 cardinali e 31 vescovi, tanti uomini politici. Tra la folla, non annunciato, è arrivato anche l'ex sindaco Giuliano Pisapia a ricordare l'uomo che è stato arcivescovo dal 2002 al 2011.

Affettuosa e densa l'omelia del cardinale Scola. «Moltissimi tra noi penso anche a me, alla nostra lunga collaborazione ed amicizia hanno nel cuore fatti e momenti in cui han potuto godere dell'intensa umanità del cardinale Dionigi. Ad essi ritorneremo quasi a preziose reliquie. Di essi parleremo agli adolescenti, ai giovani, a figli e nipoti per aiutarli a crescere. Colpiva in lui il permanente sorriso, espressione di una umanità contagiosa, riverbero della tenerezza di Gesù e di Maria Santissima verso tutti coloro che incontrava e con eccezionale pazienza salutava ad uno ad uno».

Un pastore «amabile e amato», lo ricorda ancora, citando Papa Francesco. Aggiunge: «Era profondamente competente nel campo delle scienze morali e bioetiche, come rivelano le numerose pubblicazioni e, in modo speciale, la collaborazione diretta con san Giovanni Paolo II, con Benedetto XVI e con papa Francesco». Scola ne sottolinea la relazione con Milano: «Il rapporto del cardinale Dionigi con la società civile ebbe un peso notevole. Si manifestò non solo attraverso un'apertura al confronto sociale, ma anche attraverso un'attenzione ai problemi della famiglia, delle famiglie ferite, della vita, del lavoro e dell'emarginazione nelle sue tante e dolorose forme».Non solo:«Era guidato da un profondo senso di giustizia che si esprimeva nella promozione e nella difesa dei dirritti di tutti e di ciascuno». Un'altra notazione forte: «Seppe denunciare senza timidezze, ma sempre in modo costruttivo, i mali delle nostre terre».

Una certezza su ciò che riguarda il futuro di quel che Tettamanzi ha creato: «La Chiesa ambrosiana saprà trovare

modi e forme per mantenere viva l'eredità copiosa di questo padre e maestro». E poi, ancora lo sguardo in cielo: «Gesù, unito alla Sua madre diletta, sta già abbracciando il cardinale Dionigi. Egli ne era ben cosciente».

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