2001 Odissea nello spazio: un capolavoro che sbriciola anche il tempo

Il rapporto uomo-computer e il sogno di Kubrick: fare A.I.

2001 Odissea nello spazio: un capolavoro che sbriciola anche il tempo

Mezzo secolo. La nascita è accertata, il 1968, ma l'età di 2001 Odissea nello spazio forse non è mai esistita. Uscito nei mesi della contestazione e delle rivolte studentesche, guardava avanti di oltre quarant'anni e oggi - tre lustri abbondanti più tardi ancora - siamo scientificamente indietro rispetto alla parte centrale e finale di un trama, tuttora futuribile. Il tempo è il vero «mistero» del film di Stanley Kubrick che dall'alba dell'uomo si spinge alla missione verso Giove e successivamente al di là del pianeta. Nell'infinito.

Un dimensione sintetizzata nello stacco più famoso della storia del cinema mondiale quando Moonwatcher, la scimmia evoluta - l'unica impersonata da un attore - incontra il monolito e riceve l'«illuminazione». L'osso di un tapiro viene utilizzato come arma a simboleggiare l'evoluzione dell'animale che dall'alimentazione vegetariana passa a predatore. E il gesto del primate che lancia quel «trofeo» verso il cielo fa compiere alla trama un balzo plurimillenario. Flashforward vertiginoso.

Si sgretolano ere e da una strana forma di preistoria l'accelerazione passa a un futuro che è tale anche oggi a cinquant'anni di distanza dai ciak di Kubrick. Lo stesso salto che segue la morte di Hal 9000, il computer degli astronauti, sesto passeggero della missione. L'assassino automatizzato che lascia Frank al dissolvimento spaziale e provoca la fine dei viaggiatori ibernati viene scollegato dall'unico superstite, nel finale proiettato al di là di Giove. In un infinito che ha il sapore del passato e del futuro mescolati insieme.

Ricompare perfino il monolito che aveva sancito la trasformazione della scimmia in un essere che il tempo aveva fatto crescere. Si potrebbe quasi azzardare che il regista ha sintetizzato e contratto la storia dell'uomo in pochi fotogrammi confezionando un film ricco di domande e riflessioni. La dieta carnivora a cui giungono gli animali rappresenta la conflittualità di una specie che scopre la battaglia. La tecnologia dell'astronave nello spazio sembra presagire la conquista della luna che sarebbe avvenuta l'anno dopo l'uscita di 2001 Odissea nello spazio. Il conflitto fra l'uomo e il computer diventa anticipatore dei problemi anche sociali che la macchina - nel suo costante svilupparsi come la scimmia nell'alba dei tempi - avrebbe recato alla civiltà. Un mondo in cui scollegarsi significa morire, un po' quanto accade a Hal, capace di leggere il labiale dei membri dell'equipaggio, intuire la sua fine e cercare di evitarla. E anche oggi, a cinquant'anni da allora, scollegarsi è un modo di «morire». Finire emarginati. Allontanati. Perdere il sapore delle relazioni.

Un tempo che continua a essere il grande fratello oscuro anche ripensando al progetto di Kubrick di girare un film sull'intelligenza artificiale. Incrocio perverso fra uomo e macchina. Il tempo non gli diede la possibilità e A.I. fu realizzato da Spielberg due anni dopo la morte di Kubrick. Era il 2001.

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