Il cartone di Raffaello è tornato a splendere all'Ambrosiana

Il restauro de "La Scuola di Atene", disegno preparatorio per gli affreschi vaticani

Il cartone di Raffaello è tornato a splendere all'Ambrosiana

Molto più che una bozza, il ben finito Cartone di Raffaello è uno dei capolavori del Rinascimento e da oggi torna a nuova vita alla Pinacoteca Ambrosiana. Dopo quattro anni di lavoro, è terminato il restauro del cartone preparatorio della Scuola di Atene di Raffaello Sanzio: da domani sarà visibile al pubblico nella sala numero cinque della Pinacoteca, completamente trasformata per l'occasione da Stefano Boeri che con il suo studio ne ha firmato il nuovo allestimento.

Si entra nel museo e appena prima della Canestra di frutta del Caravaggio, si volta sulla destra: la sala numero cinque. Gli interni sono bui: un apparato multimediale anticipa su una parete divisoria ciò che vedremo dopo. Non appena gli occhi si abituano alla luce, appare, con i suoi otto metri di lunghezza e tre di altezza, il Cartone. Al centro ci sono Platone (con le fattezze di Leonardo da Vinci) con il dito puntato in su e Aristotele con la mano rivolta a terra, sintesi della filosofia che si muove tra il mondo delle idee e quello della sperimentazione. Intorno, un consesso di pensatori: Pitagora, Tolomeno, Euclide. Rispetto al celeberrimo affresco conservato ai Musei Vaticani, il cartone non ha l'imponente architettura di contorno e mancano anche alcuni personaggi, tra cui l'autoritratto dello stesso Raffaello.

Siamo davanti comunque ad un unicum nella storia dell'arte: di solito i cartoni, fondamentali per la preparazione degli affreschi, venivano dismessi. Questo invece è stato fin da subito considerato speciale, tanto che il cardinal Federico Borromeo fece di tutto per portarlo in Ambrosiana nel 1610. Apparteneva a un cugino del cardinale e, alla di lui morte, il cardinale non badò a spese per averlo. «Federico ne intuì subito il valore e non solo per la fama di Raffaello, ma perché rappresentava il suo ideale estetico. Per Federico nessuno tranne il Sanzio era mai riuscito a superare in bellezza l'arte greca», ci spiega Alberto Rocca, direttore della Pinacoteca e autore del catalogo edito da Electa. Pare poi che il cardinal Federico, dopo aver pagato profumatamente il cartone, punzecchiasse l'aristocrazia meneghina capace invece di spendere «solo per cani e cavalli». Oggi, anche grazie a Fondazione Fiera, il più grande cartone rinascimentale a noi perventuto è stato restaurato sotto l'attenta direzione di Maurizio Michelozzi. Ieri, al lancio dell'evento Il Raffaello dell'Ambrosiana. In principio il cartone (il capolavoro è parte del percorso dell'Ambrosiana, 15 euro il ticket, ma il 6 aprile, per il cinquecentenario della morte di Sanzio, la visita sarà ad ingresso libero) c'era persino Pinin Brambilla Barcilon, mitica restauratrice del Cenacolo, 94anni portati con piglio: «Conosco bene il cartone: ci ho lavorato per mesi. Era malato, ora è guarito. La parte più interessante? Quella a destra», dice.

«Mi tremavano i polsi all'idea del progetto», confessa Stefano Boeri. Il cartone è rimasto là dov'era negli allestimenti precedenti (firmati da Caccia Dominioni negli anni 60 e da Griffini negli anni 90), ma ora è protetto da una «superteca»: l'enorme lastra di vetro unico per posizionarla è stato necessario creare una fessura nella facciata dell'Ambrosiana! - garantisce un'ottimale conservazione.

Di fronte al cartone, all'altezza del miglior punto di osservazione dell'opera, un grande tavolo didattico in legno di quercia, realizzato da Riva 1920, ospita documenti, cartacei e multimediali, di approfondimento. Perché il «ben finito Cartone» è un'opera compiuta in sé, un vero capolavoro del Rinascimento.

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