Due chilometri sui 7,7 di tracciato complessivo pronti «già entro il 2022», con la linea della metropolitana M4. La riapertura dei Navigli comincerà da cinque tratti. Si parte con uno specchio d'acqua lungo 850 metri nel tratto Martesana-Gioia, 230 metri in quello San Marco-Conca dell'Incoronata, 410 metri tra Sforza-Policlinico, 300 metri in zona Vetra (in via Molino delle Armi, da via Vettabbia a Porta Ticinese) e 260 metri dell'antica Conca di Viarenna, tenendosi aperta la possibilità di realizzare in futuro l'intera via d'acqua navigabile dalla Martesana fino alla Darsena con dieci sponde, 5 in più di quelle storiche. Il sindaco Beppe Sala ieri dopo l'incontro con il «Comitato Scientifico Riapertura Navigli» presieduto dall'urbanista del Politecnico Antonello Boatti ha sintetizzato i contenuti del progetto che i milanesi riceveranno a casa dopo l'estate, un depliant di 4 paginette con i costi dell'operazione - «150 milioni che avremo a disposizione nel Bilancio, ma potranno scendere se otterremo fondi dall'Ue» - e gli impatti sul traffico, sia durante che dopo i lavori. E il sindaco ha innestato la retromarcia sul referendum. Aveva ipotizzato la concomitanza con le Regionali per abbattere i costi ma ieri ha messo le mani avanti: «Secondo il regolamento comunale abbiamo solo due slot a disposizione per le consultazioni, ottobre/novembre, e non saremmo pronti, o dal 15 aprile al 15 giugno, e le regionali si terranno forse prima». Non scarta ancora del tutto l'ipotesi ma lascia intendere che non ci sono i tempi: per raggiungere l'obiettivo del 2022, approfittando quindi del fatto che una parte dei cantieri coincide con quelli già in corso per la M4, «i lavori devono partire entro un anno. Negli altri Paesi europei si utilizza il referendum o l'udienza pubblica, deciderà il consiglio a settembre». Ma sottolinea più volte che «il dado è tratto», che «è un progetto che si può e si vuole fare» e «vale comunque realizzare una prima apertura a tratti anche se in futuro non si dovesse proseguire con la via d'acqua navigabile», i cui costi stimati si aggirano intorno ai 500 milioni (meno i 150 del primo «step»). La profondità dei 5 tratti sarà in media di 5-6 metri proprio per essere compatibile con l'eventuale passaggio di barconi, la larghezza varia invece dai 7 metri di Sforza-Policlinico ai 12 in Conca d Viarenna. E il primo passo concreto, come ha specificato Boatti, sarà la costruzione di un tubo sotterraneo del diametro di due metri lungo tutti i 7,7 km di tracciato, per separare le acque della Martesana da quelle del Seveso che oggi si incontrano all'altezza di via Gioia e portare acqua pulita verso la Darsena, i campi a sud di Milano e da usare in futuro per il deflusso delle pompe di calore dei palazzi. Basteranno 15 «microcantieri», pochi a cielo aperto, «nella maggior parte dei casi verrà usata la tecnologia spingitubo». Dopo i lavori l'impatto più rivoluzionario in futuro sarà nel tratto Sforza-Policlinico, con la riduzione a una corsia verso corso di Porta Vittoria e limitata a residenti, taxi e mezzi di soccorso.
Nel tratto di Gioia (da Cassina de'Pomm a via Carissimi) saranno sacrificati solo i posteggi laterali, e si pensa a una promenade con negozi a livello dell'acqua. Il tratto in San Marco è già quasi interamente pedonale. Anche su Molino delle Armi, da Vettabbia a Porta Ticinese, si immagina unica corsia riservata mentre da via Oggiono alla Darsena «l'area è già in parte una ztl».
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