La nuova mappa della città a rischio allagamento rischia di far «affondare» (economicamente parlando) oltre 30mila residenti e 200 esercizi commerciali. Non sorprende che siano già scattati i primi ricorsi (altri potrebbero aggiungersi se il Comune non farà dietrofront) contro l'allegato al Piano di governo del territorio aggiunto in corner al momento dell'approvazione finale, ossia dopo che era già stata effettuata la raccolta delle osservazioni che è un passaggio di legge. Il Pgt è stato approvato dal consiglio comunale circa 6 mesi fa ma nessun privato ha potuto presentare obiezioni e proposte su quel passaggio che rivoluziona non poco. Le proprietà dentro l'area si sono diventate potenzialmente a rischio allagamento del Seveso e del Lambro, un perimetro che si estende addirittura fino a piazza Tricolore e include, per dire, il parco Biblioteca degli Alberi che pure si trova a sei metri di altezza sopra il livello della strada. Ecco perchè anche l'immobiliarista Manfredi Catella, patron di Coima e del quartiere Porta Nuova (e che ha altri progetti in corso in zona Gioia) ha fatto ricorso al Tar, affidandosi all'avvocato Marta Spaini, socia dello studio legale dell'ex assessore all'Urbanistica Ada Lucia De Cesaris durante la giunta Pisapia. Ma altri operatori si sarebbero già mossi contro l'«aggiornamento della componente idrogeologica» approvato con il Pgt. É un documento richiesto da Regione Lombardia, ma il Pirellone prevede che l'area a rischio esondazione Seveso sia decisamente più contenuta, non oltrepassa via Melchiorre Gioia. Chi rientra nella nuova mappa comunale si ritroverebbe le mani quasi legate su agibilità dei seminterrati, trasformazione di laboratori e cantine in box o magazzini. I ricorsi contestano il modello tecnico utilizzato dal Pgt per definire le classi di fattibilità idraulica, ossia il tasso di probabilità di esondazione nelle varie zone e gli interventi consentiti sugli edifici che vi si trovano. Quello che secondo i ricorrenti è un errore avrebbe conseguenze pesanti sia su nuovi progetti che su edifici esistenti.
Il presidente del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano Gianni Verga, ex assessore comunale, condivide la posizione dei ricorrenti. E avverte che «se il Comune non fa dietrofront in tempi rapidi, o almeno non ripubblica per le osservazioni solo la parte contestata, rischia di compromettere la validità di tutto il Pgt. La possibilità di presentare obiezioni e proposte è prevista dalla legge, in fase di adozione del Piano invece è stato saltato questo passaggio, l'aggiornamento della componente idrogeologica è stato inserito senza che nessuno privato che avesse un interesse potesse obiettare o evidenziare le lacune. É un vizio procedurale non di poco conto». E le lacune esistono? «L'esempio della Biblioteca degli Alberi mi pare il più macroscopico - conferma Verga -, è parecchi metri sopra il livello di una possibile esondazione, non oso immaginare che tipo di alluvione devastante dovrebbe esserci a Milano per arrivare ad uno scenario simile. Mi risulta che più privati abbiano già fatto ricorso e altri penso lo faranno venendo a conoscenza del tema. Il piano ha ripercussioni sui cambi di destinazione d'uso, utilizzo dei seminterrati». E si parla «anche di una zona preziosa della città, ci sarebbero danni per l'edilizia in corso.
Se si estendono zone a rischio in modo non completamente documentato si creano danni enormi alle strutture sottoposte a dei limiti simili». Consiglio da ex assessore: «Il Comune riapra almeno la raccolta delle osservazioni su questo aspetto, in modo che tutti possano prendere visione dei documenti e controbattere».
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