Il coro di Papa Francesco: «Il Duomo come la Sistina»

L'ensemble pontificio giovedì nella cattedrale Il direttore Palombella: «Le voci del nuovo corso»

Piera Anna Franini

È uno dei momenti chiave in preparazione della visita del Papa. Giovedì, alle ore 19.30, il Duomo ospiterà un concerto del coro personale di Papa Francesco, quello della Cappella Musicale Pontificia «Sistina»: la più antica formazione corale del mondo ancora in attività, e soprattutto al suo debutto milanese. A condurre l'ensemble è Massimo Palombella, direttore che sta imprimendo una svolta all'attività e personalità del Coro ora traghettato verso una notorietà internazionale. Si parte dall'alleanza stretta con l'etichetta discografica Deutsche Grammophon, a siglata fu un concerto storico, nel settembre 2015, nella Cappella stessa, tornata così ad essere un grembo sonoro. Sotto il Cristo, pacato e imperioso, di Michelangelo, si tenne un concerto di presentazione del cd, offerto non solo all'alta diplomazia ecclesiastica, ma a musicisti, giornalisti e ospiti vari. A Milano si proporranno i brani di questo stesso cd, intitolato «Cantate Domino», una collana di pagine composte per i papi da musicisti come Palestrina, Allegri, Orlando di Lasso. Dal quel settembre 2015, il coro è tornato in sala di incisione altre due volte, il terzo cd è ancora in fase di elaborazione e conterrà brani del Cinquecento dedicati al Natale, materiale ricavato dagli archivi della Biblioteca vaticana. Che di fatto è consultabile, ma quei «segni scritti ora tornano alla vita», ancora Palombella che parte dal presupposte che il Coro canti «secondo un'estetica rinascimentale, in modo asciutto e chiaro, tuttavia l'acustica della Cappella Sistina dà movimento e colore», cosa che varrà anche per quella in Duomo. Palombella, che si confronta spesso con il Papa, si affretta a ricordare la linea di continuità fra il precedente e attuale pontificato. Tuttavia è pur vero che questo movimento rigoglioso è espressione del pontificato del nuovo corso. Di porte che si spalancano come ricorda la copertina del primo cd. Il Coro si sta affermando sempre più come veicolo di dialogo ecumenico. Si è spinto fino in Estremo Oriente, in Russia, nell'anglicana Inghilterra, così come è un appuntamento fisso quello del 29 giugno (S. Pietro e Paolo) quando durante la celebrazione eucaristica in San Pietro, si esibisce un coro non cattolico. Questo risveglio implica impegno, ritmi di lavoro impegnativi. «Prima si provava 3 ore a settimana, adesso 3 al giorno». «Siamo chiamati prima di tutto ad un servizio ecclesiale che è l'evangelizzazione attraverso l'arte.

Proprio la nobiltà e l'altezza del nostro mondato ci obbligano a un'altissima professionalità che diviene lo strumento attraverso il quale dialogare ecumenicamente, evangelizzare» ancora Monsignor Palombella. Il Coro si compone di venti cantori adulti e da pueri cantores, fanciulli che frequentano le scuole dell'obbligo e al contempo gli studi musicali. E che se ne andranno con la muta della voce.

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