Il nuovo coronavirus sembra rallentare la sua corsa, ma non si ferma. Soprattutto a Milano, dove i numeri sui contagi continuano ad oscillare. In questi giorni, il capoluogo lombardo è in testa alla classifica dei rialzi di contagi nella Regione. A preoccupare è anche la provincia di Milano, dove il Sars-CoV-2 non sembra voler rallentare.
I dati forniti ieri dall'assessore al Welfar Giulio Gallera non rassicurano: in provincia, infatti, si contano 14.161 casi, con un aumento di 481 contagi nelle 24 ore precedenti, mentre la sola città ne ha 5.857 (+296). "Il dato è stabile- ha precisato Gallera- ma non scende con quella determinazione con cui dovrebbe soprattutto a Milano città. Bisogna essere ancora più incisivi anche per rispetto di chi la quarantena la rispetta".
Una crescita che, secondo i calcoli del Corriere della Sera, si aggira sul 3,5% in tutta l'area metropolitana e sul 5,3% nella sola Milano, contro un +2% del resto della Lombardia. Bisogna considerare che il numero di positivi del capoluogo lombardo (ad oggi, 14.161 in totale e 5.857 nella sola città) va riferito a una popolazione di 3,2 milioni di abitanti. Intorno al 20 marzo, le percentuali arrivavano quasi al 20% giornaliero, poi il flusso è sceso al 10%, fino ad arrivare al 5%: un rallentamento, quindi, c'è stato, ma non pari a quello dell'intera Regione, arrivata al 2%. Il motivo di questo comportamento della curva milanese non è ancora chiaro.
Si tratta di un panorama fatto da una curva che "un giorno scende, e un giorno sale" e, secondo Giulio Gallera, "non siamo ancora davanti ad una decisa riduzione contagi". Per questo, è fondamentale "rimanere in casa. Non è finita, dobbiamo ancora resistere anche in vista dei ponti che ci separano dal 3 maggio: li passeremo a casa". L'aumento dei casi positivi, in realtà, potrebbe essere legato anche ai maggiori tamponi effettuati, ma in ogni caso la situazione fa riflettere. "A Milano c’è troppa gente che si muove- ha detto ancora l'assessore al Welfare- i controlli li fanno forze dell’ordine e polizia locale. Noi interloquiamo costantemente con gli amministratori locali e le prefetture. Bisogna essere più incisivi". Stamattina, il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha risposto: "Più del 95% delle persone fermate a Milano è in regola, questa è la realtà, per cui io mi dissocio da questa retorica del milanese indisciplinato che si fa gli affari suoi. Non è così". E incalza: "Se qualcuno pensa che c'è troppa gente in giro, è semplice, faccia una nuova ordinanza e tenga più gente a casa, è tutto qui".
La fotografia di Milano, come di tutta l'Italia, non è comunque completamente attendibile, dato che è possibile che i dati siano pari a 5-6 volte più di quelli registrati, come ha precisato l'infettivologo del Sacco, Massimo Galli. Intanto, la Regione Lombardia ha annunciato che dal 21 aprile partiranno i test sierologici. Saranno 20mila al giorno, a cominciare dagli operatori sanitari e socio sanitari e dai cittadini che devono tornare al lavoro. In particolare saranno interessate le "province di Bergamo, Brescia, Cremona e Lodi".
I test, ha spiegato la Regione, "certificheranno l'immunità al virus e permetteranno di gestire in modo consapevole la cosiddetta fase 2". Infine, la Regione ha cambiato anche la strategia sulla quanantena, non più da 14 ma da 28 giorni- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.