La Lombardia è virtualmente in zona gialla. Da ieri tutti e tre i parametri decisivi sono stati superati, anche se il passaggio alla fascia di «allerta» superiore potrà essere sancito ufficialmente dal ministero solo giovedì, con la «fotografia» dei dati che sarà scattata in sede di cabina di regia.
Per qualcuno, non cambia molto, dal momento che le mascherine all'aperto sono già obbligatorie praticamente in tutti i centri delle città. Il passaggio alla zona gialla dunque, altro non sarebbe che un incentivo ad adottare maggiori precauzioni, eppure è innegabile che un inasprimento delle restrizioni dopo 6 mesi di stabilità, per quanto limitato, può avere un impatto psicologico e quindi economico.
Di certo, la situazione sul fronte epidemico volge al brutto, con l'incidenza dei contagi che appare in aumento verticale, soprattutto in alcuni territori. Ieri i nuovi contagiati sono stati 28.795, segnando un nuovo record da inizio pandemia. Oltre la soglia dei 2mila casi risultano le province di Monza (3.084), Brescia (2.238), Varese (2.062) e Bergamo (2.024), mentre nel Milanese si sono registrati 12.235 positivi.
Tuttavia, mentre i casi aumentano verticalmente, gli ospedali restano relativamente sotto controllo, grazie ai vaccini (106mila somministrazioni nelle ultime 24 ore). I ricoveri in terapia intensiva sono 193 (+6), e il numero di pazienti ricoverati non in terapia intensiva con un aumento di 159 è arrivato a 1.698, superando per la prima volta la soglia del 15%. «Siamo ai limiti tra la zona bianca e la zona gialla - ha detto il governatore Attilio Fontana, intervenendo alla trasmissione Zapping su Radio Uno - Abbiamo superato alcuni parametri della zona bianca, ma siamo in una situazione di non particolare gravità». «Il numero dei contagi sta sicuramente aumentando e in maniera abbastanza consistente - ha spiegato - ma devo dire che per quanto riguarda i ricoveri ordinari in ospedale e quelli in terapia intensiva, non siamo ancora in una situazione di tensione».
In questo quadro, preoccupa l'emergenza tamponi. File lunghissime di auto si sono registrate anche ieri, a Milano, all'esterno dei complessi ospedalieri dove si effettuano i tamponi, con code di auto vicino ai centri «drive-through» e ore di attesa davanti a farmacie e laboratori. Il freddo, l'attesa estenuante, l'ansia per il risultato hanno portato la tensione alle stelle tanto che non sono mancate le liti tra i cittadini in fila, come confermato dalle forze dell'ordine. La Polizia locale, in particolare, dalle 7 di ieri ha messo in campo pattuglie per gestire la circolazione bloccata nei dintorni degli ospedali Buzzi, San Carlo, San Paolo e dell'hub in via Novara. Alla potenza di fuoco degli ospedali e dei centri tamponi, sull'orlo del collasso, si aggiungo la rete delle farmacie lombarde arrivate a processare in una settimana anche 800-900mila test, oltre 100mila al giorno.
Farmacie che svolgono il ruolo di «sorveglianza straordinaria con decine di positivi al giorno segnalati» come rivendica la presidente Annarosa Racca e che rappresentano l'ultima spiaggia per i cittadini che non riescono ad avere una prenotazione del medico di base per via del crack del sistema, o che «vengono respinti dagli hub perché non riconoscono la ricetta bianca del medico, seppur valida» come denuncia il presidente dell'Ordine Roberto Rossi.
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