Giulia Di Leo
Passando lungo le vallate dell'Isonzo, sulle cime delle Alpi Giulie, tra le creste delle Dolomiti e i ghiacciai della Marmolada e dell'Adamello fino a raggiungere lo Stelvio. E poi oltre i confini fino ai monti Carpazi. Là dove combattevano i nostri soldati nella Prima guerra mondiale. Reinterpretare la storia e guardarla con gli occhi del presente attraverso le fotografie nel volume Si combatteva qui! Nei luoghi della Grande Guerra di Alessio Franconi edito da Hoepli e presentato ieri al Palazzo delle Stelline. I luoghi della Prima Guerra mondiale sono ben illustrati con una serie di istantanee del viaggio dell'autore tra Italia, Ucraina e Polonia in un fronte orientale troppo spesso dimenticato. Il seme del ricordo proprio quest'anno, centenario della fine del conflitto, vero inizio del cammino verso un'Europa unita.
«La scintilla del lavoro - spiega Franconi - è nata dalla lettura di Un anno sull'altopiano di Emilio Lussu. Così ho potuto raccontare una storia che è contemporaneamente globale e individuale». Quella dell'autore, infatti, è una delle milioni di famiglie decimate dal conflitto e che custodisce il simbolo di quell'eroismo nella medaglia al valore del bisnonno, fotografata in un frammento in bianco e nero. Luci e ombre si rincorrono nel reportage, a evidenziare il continuo intreccio tra passato e presente nei luoghi centenari in cui sono ancora visibili le «cicatrici della guerra». Come il monte Piave, squarciato in due dalle trincee, esempio dei tanti terreni martoriati.
Con lui Fausto Biloslavo, il reporter di guerra del Giornale che ha documentato in più di 30 anni di carriera i conflitti: dall'Afghanistan alla Siria, fino all'Ucraina, il territorio ancora oggi più segnato dalla grande guerra. Le foto della rivolta ucraina di piazza Maidan, vogliono ancora una volta porre l'attenzione sull'importanza di documentare ciò che non deve essere dimenticato. Che si tratti del conflitto centenario degli scatti in bianco e nero di Franconi o di quelli contemporanei dei reportage di Biloslavo, l'impegno a documentare quegli uomini in guerra non cambia.
E l'attualità fa di nuovo capolino nelle parole del fotografo che, ricordando gli istanti passati insieme ai giovani in viaggio con lui, ricorda una lapide (con la scritta «Divisi in vita, uniti nel silenzio della morte»). «Allora - aggiunge Franconi - ci siamo chiesti cosa avremmo vissuto, se avessimo combattuto noi il conflitto».Alessio Franconi, «Si combatteva qui! Nei luoghi della Grande Guerra», Hoepli.
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