Danza, musica e prosa: così il Teatro dell'Arte sfida le sale più famose

La stagione del palcoscenico della Triennale apre con un lavoro surreale nato in Francia

Danza, musica e prosa: così il Teatro dell'Arte sfida le sale più famose

«Probabilmente ancora non siamo arrivati a che una persona salendo sul taxi possa dire Andiamo al Teatro dell'Arte senza dover dare anche l'indirizzo, ma siamo sulla buona strada per arrivarci». Severino Salvemini, presidente della Fondazione CRT Teatro dell'Arte, presenta la nuova stagione 2018-19 del teatro di Viale Alemagna 6 sottolineando che la maggiore notorietà della sala, da un anno riaperta e rinnovata direttamente all'interno della Triennale, è il risultato di un lavoro sulla differenziazione delle proposte rispetto a tutti, o quasi, gli altri palcoscenici della città. Del resto la Triennale è un palazzo, tra spazi espositivi e teatro: le arti si intersecano, si contaminano.

«Qui si presenta un genere di spettacolo che gli altri non hanno - gli fa eco Umberto Angelini, direttore artistico -. Il successo del lavoro cominciato con la scorsa stagione ci conferma che questa è una linea di programmazione apprezzata dalla città». Molte coproduzioni, «che spesso sono al di sopra delle nostre possibilità quanto a budget - spiega ancora Angelini -, ma che testimoniano l'interesse delle compagnie a lavorare con noi: sanno che non possiamo offrire molto a livello economico, ma vogliono che ci sia il nostro nome». Ciò comporta teniture brevi, ma allo stesso tempo genera un cartellone vario, con la presenza di grandi maestri della performance e artisti internazionali. La multidisciplinarietà diventa un marchio di riconoscimento.

Apre la stagione Philippe Quesne, scenografo francese fondatore della compagnia «Vivarium Studio», con cui si esibirà il 5-6 ottobre: La Melancolie des dragons è un lavoro di immagini e situazioni irreali causate dal guasto di un'auto di «capelloni» in un bosco innevato. Siamo negli anni Settanta, e, tra alberi ricoperti di neve, la loro macchina si ferma stimolando il gruppo a vivere in modo nuovo la situazione. Il 13 e 14 ottobre (ore 20) direttamente dal Giappone in esclusiva italiana si esibirà Rihoko Sato, una delle principali interpreti della compagnia di danza contemporanea «Karas», fondata nel 1985 da Saburo Teshigawara, coreografo e danzatore. Portano in Triennale She, un assolo per la sua danzatrice, in cui lei coniuga virtuosismo e avanguardia. Eugenio Barba (24-27 gennaio), Romeo Castellucci (1-3 febbraio) e Antonio Latella (17-20 gennaio) sono solo alcuni degli artisti italiani presenti nel cartellone 2018-19, e mostrano quanto il Teatro dell'Arte sia attento a riflettere anche sui maestri del teatro contemporaneo.

C'è spazio anche per la musica in Triennale il 23 ottobre (ore 21) nella prima assoluta di Still Requies del compositore Mauro Montalbetti con protagonista Marco Balliani: si riflette sull'enorme tragedia della Prima Guerra Mondiale attraverso una particolare idea di Requiem laico, che unisce testi di diversa provenienza (poetici, sacri, politici). Undici episodi fondono parti di canto corale, con movimenti solo strumentali oltre a brevi monologhi di Balliani con parole tratte da Saba a Montale fino a testi dello stesso Balliani e di Lenin.

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