Il dirigente Atm intercettato: "Ho un bel lavoretto da 18 milioni"

In manette manager di imprese fornitrici e due dirigenti Atm. Secondo l'accusa avevano dato vita a gare d'appalto truccate

Il dirigente Atm intercettato: "Ho un bel lavoretto da 18 milioni"

"Ci sarebbe un bel lavoretto da fare". Così Paolo Bellini, dirigente dell'Azienda di trasporti milanese (Atm), arrestato questa mattina nell'ambito dell'inchiesta su presunte tangenti per gare d'appalto truccate, si rivolgeva alle aziende interessate agli appalti relativi alla metropolitana di Milano.

Nessun giro di parole e niente mezzi termini venivano usati al telefono dai dirigenti, tanto che "il tenore quasi sempre esplicito delle conversazioni intercettate" ha permesso alla guardia di finanza di ricostruire facilmente "sia le attività criminose svolte, sia il contesto illecito in cui esse si sono sempre sviluppate". Il gip ha sottolineato, infatto, che le intercettazioni hanno lasciato "pochi margini interpretativi rispetto al significato dei singoli dialoghi e alle intenzioni dei loro protagonisti".

In una delle conversazioni intercettate, il dirigente Atm Paolo Bellini, responsabile dell'Unità amministrativa tecnica complessa sugli impianti di Segnalamento e Automazione delle Linea Metropolitana 1,2,3 e 5, diceva: "Adesso c'è l'altra gara importante di 18 milioni, e questo sarebbe un bel lavoretto da fare, è l'installazione delle colonnine elettriche per gli autobus in tutti i depositi". Il riferimento è a una delle 8 gare d'appalto per la manutenzione e l'innovazione delle linee della metropolitana, che sarebbero state comprate da tangenti, per un importo complessivo di oltre 150 milioni di euro. "Adesso - continua una delle intercettazioni rese note- arriva un lavoretto da 300-400.000 euro di terza/quarta rotaia. Adesso incominciano ad arrivarmi delle richieste piccole o grosse, comunque sono lavori da gennaio da pianificare".

Bellini si sarebbe occupato anche dell'esecuzione di alcuni lavori per "l'eliminazione delle porte di banchina", legate agli incidenti causati dalle "brusche frenate" della metropolitana. Agi spiega che in un'intercettazione del marzo 2019, un altro dirigente dell'Atm riferisce a Bellini che l'azienda intende eliminare le porte di banchina alla fermata M1 di Sesto San Giovanni, indicate come possibili concause delle brusche frenate, e gli chiede un preventivo: "Lascia attiva solo una banchina e l'altra la demolisco. Tieni conto ci vogliono almeno due settimane piene a smantellare", replica Bellini. Poi il dirigente arrestato avrebbe effettuato una chiamata, per avvisare del lavoro: "Può darsi che Atm dopo gli incidenti che ci sono stati in metropolitana abbia forse deciso di smantellare le porte di Sesto, m'han chiesto più o meno di preventivare".

"Io ho la garanzia che chiunque di questi venga mi darà il lavoro- diceva ancora il dirigente Atm, secondo quanto rivelato dalle intercettazioni- vabbè, voi sapete che io ho una società, sono un socio occulto, chiamiamolo così, della Ivm. che adesso si chiamerà Mad. Loro mi fanno tutta la manutenzione degli impianti di segnalamento di tutte le quattro linee metropolitane, e dunque è una realtà di 30 persone che fa prettamente soltanto manodopera". Nella conversazione, Paolo Bellini rivelava anche la società precedente aveva fatto "un buco di 300 mila euro, siamo nella merda con la finanza" e, per questo, sarebbe stata sostituita dalla Mad.

Il gip, nelle 436 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare ha evidenziato un episodio, che mostra "il livello di spregiudicatezza" raggiunto dal dirigente Atm. Come riferisce Agi, in uno degli 8 appalti sotto inchiesta, il funzionario della Azienda di trasposti milanese avrebbe proposto all'amministratore di una società coinvolta nelle gare truccate di falsificare "la stampigliatura di un cavo avente caratteristiche diverse da quelle richieste da Atm al fine di occultare alla stazione appaltante che il prodotto firmato non corrispondeva a quello da contratto". Secondo Bellini, la posa del cavo sbagliata sarebbe "sicuramente passata inosservata a tutti salvo il verificarsi di un incidente": "Un incendio, un cortocircuito... per arrivare a quello deve bruciare la galleria", ha spiegato l'indagato in una conversazione intercettata.

Secondo gli inquirenti, la gestione delle gare d'appalto era sotto il controllo di "un'associazione a delinquere finalizzata al compimento di plurimi reati contro la Pubblica Amministrazione ed in particolare dei delitti di corruzione propria, turbativa d'asta, peculato, abuso d'ufficio e falsi in atti pubblici". L'inchiesta ha portato alla luce il modus operandi dei dirigenti, che offrivano "alle imprese interessate a partecipare alle gare d'appalto, la consulenza del pubblico ufficiale", che forniva loro materiale e informazioni riservate. Inoltre, chi pagava poteva contare su "sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all'indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm al fine di prevalere sulle imprese concorrenti".

Il vincitore della gara avrebbe poi dovuto coinvolgere nei lavori due società "occultamente create e dirette dal funzionario infedele, insieme ad altri indagati".

Gli arresti di questa mattina ricordano quello avvenuti nel 1992, quando venne condotta un'inchiesta sulle tangenti all'Atm, una delle prime condotte dal team "Mani pulite".

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