Duomo, paracadutista beffa i controlli

Duomo, paracadutista beffa i controlli

«Sono stato bravo, ho studiato a fondo il piano, non c'è nulla di improvvisato». Maurizio ha 34 anni, è nato e vive a Trento e, oltre a quello del paracadute, ha il pallino del sensazionalismo. Una «passione» che mercoledì l'ha portato a Milano dove ieri all'alba, con la complicità di tre amici coetanei, ha messo in scena una bravata che ora gli costerà una denuncia per lancio pericoloso di cose e procurato allarme. Poco prima delle 6.30, dopo aver indossato un casco con una piccola telecamera, si è lanciato infatti con una vela da base jumper con sopra stampata la scritta «Turbolenze» dalla terrazza della guglia sinistra del Duomo (lato corso Vittorio Emanuele) giù nella piazza più importante della città. Raggiunto il suolo, il giovane si è sganciato dal paracadute abbandonandolo a terra, ha infilato le scale del metrò ed è scomparso per salire sul primo convoglio della linea gialla in partenza per la stazione Centrale e da lì prendere il treno per tornare a casa. La polizia, presa come tutti alla sprovvista dal lancio, seppur «centralissimo», è riuscita a bloccare i tre amici del ragazzo. Due donne di 33 anni e un 35enne, tutti italiani, che in piazza tranquilli e pacifici stavano immortalando l'impresa, chi con il telefonino chi addirittura con una piccola telecamera su un piedistallo, come hanno documentato le telecamere della centrale operativa dei vigili urbani, che guardavano attoniti sugli schermi quel che stava accadendo. Nonostante questo, nelle ore successive, i tre, portati al commissariato Centro, hanno finto di non conoscere il paracadutista mattacchione e di trovarsi lì per caso. Messi alle strette - con i loro video sequestrati dalla questura e la minaccia di conseguenze penali più gravi - alla fine i tre hanno capitolato, rivelando l'identità (e il numero di telefono) del «parà» Di Palma, incensurato, esperto di base jumper e di lanci da monumenti famosi, come il Colosseo e la Torre di Pisa.
«Non è stato facile entrare - ha raccontato lui, ieri, dopo l'“impresa milanese” - ho lavorato sui dettagli ma alla fine ce l'ho fatta, ho superato indenne i controlli. Sono entrato come un visitatore qualunque e mi sono nascosto sul tetto in un punto che aveva già adocchiato in precedenza». Il giovane uomo ha ammesso subito di essere responsabile di quella che lui stesso ha definito «una bravata inutile». «Sì, è stata una cavolata» avrebbe detto letteralmente Di Palma ai poliziotti, aggiungendo di non aver alcun scopo politico o pubblicitario e di essere semplicemente dedito a iniziative estreme da «postare» poi su internet. Dalla questura, intanto, gli è stata «promessa» una solerte visita dei colleghi trentini affinché il giovane fornisca la sua versione dei fatti alla Procura. L'uomo ha spiegato ai poliziotti milanesi di essere arrivato la sera prima, mercoledì, a Milano, di aver raggiunto subito il Duomo e di essere quindi salito sulle terrazze con l'ultimo gruppo di turisti alle 18.10. A quel punto, anziché scendere con tutti gli altri, il ragazzo - che portava sulle spalle la vela e quindi non poteva passare inosservato - è riuscito comunque a nascondersi in una intercapedine. Mentre il team di parà «Turbolenze» - che ha base a Fano, nelle Marche - prende le distanze dal gesto (e da Di Palma che il gruppo sostiene di non conoscere), il vicepresidente del Consiglio comunale Riccardo De Corato sottolinea l'inefficacia dei sistemi di sicurezza del Duomo. La vicenda avrebbe dimostrato come il monumento possa essere facile preda di un qualunque malvivente se non di un terrorista.

Ironico su Facebook l'assessore comunale Pierfrancesco Maran: «Il Piano urbano della mobilità sostenibile avviato ieri si basa su creare nuove opportunità di spostamento ed evitare divieti. Tuttavia l'intermodalità paracadute metropolitana non era stata valutata».

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