Un pianoforte per amico, soprattutto quando viene suonato amabilmente. Capace di esprimere, raccontare gli stati d'animo, le emozioni, a volte come un viaggio nell'inconscio. Tre compositori, stili diversi, profondità: il maestro Einaudi, seguono Pacek e Allevi. Di questi tempi tornano alla ribalta, sotto gli spot, almeno due nella capitale lombarda. Un po' di storia: correva l'anno 1996 quando un signore di nome Ludovico Einaudi, con l'album titolato «Le onde», sfondava il muro del successo, che diventava internazionale. Con un brano pianistico uscito tre anni dopo le musiche di «Lezioni di piano», firmate Michael Nyman.
Per il maestro già figlio del Conservatorio di Milano, formatosi anche nella classe del maestro Luciano Berio, di acqua sotto i ponti ne è passata. E oggi è un faro di prima grandezza nel suo genere, la sua produzione all'inizio da qualche frettoloso è stata sbrigativamente ipotizzata come «minimalismo all'italiana», ma oggi, sebbene la possibilità di ascolto sia garantita, viene vista come una dotta mescolanza di generi tra classica, pop, rock, world music e popular. Senza contare l'impegno dell'autore, riguardo alle colonne sonore. Copiosa la sua produzione, ultima incisione «Sandome no satsujin». Per il terzo anno consecutivo, il compositore chiude nella sua Milano - al teatro Dal Verme (fino al 18 dicembre) una stagione che lo ha portato a suonare all'Opera House di Dubai, alla Keshvar Big Hall di Teheran e al Radio City Hall di New York, solo per dirne alcuni. Il maestro in qualche modo nel tempo ha fatto proselitismo, chissà, anche in maniera inconsapevole. Tra i nomi più recenti, emergenti e apprezzati, la giovane cresciuta in Croazia, Antonija Pacek. Che ha appena pubblicato un nuovo lavoro. Parlando del suo stile, alcuni la chiamano «grande» musica per il cinema, altri la chiamano neoclassica, altri ancora ritengono che necessiti più parole per essere interpretata. Aldilà di ogni etichetta, le composizioni scritte ed eseguite da questa musicista, romantica con un debole per il minimalismo, colpiscono direttamente l'emotività dell'ascoltatore. L'ultima fatica della pianista-compositrice, appunto, è l'album «Il mare»; e lei si prepara a una nuova tournée mondiale che si terrà nel 2019 ai quattro angoli del globo.
Chiude la carrellata dei musicisti capaci, con le loro composizioni, di far amare una musica «più impegnata» - rispetto al pop - anche con un linguaggio abbordabile, qualcuno che non ha bisogno di presentazioni: Giovanni Allevi, per stile staccato dagli altri due.
Sarà al Dal Verme il 19 dicembre, col suo piano e 13 archi dell'Orchestra Sinfonica Italiana. Allevi assumerà i diversi ruoli di compositore, pianista e direttore d'orchestra. La scaletta alternerà le atmosfere seducenti delle nuove composizioni e i brani più celebri della sua ventennale carriera.
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