"Energia a prezzi folli. Serve un vaccino per salvare le imprese"

L'assessore che ha lanciato l'allarme-bollette. "Così la ripresa è vanificata. Ecco cosa fare"

"Energia a prezzi folli. Serve un vaccino per salvare le imprese"

Guido Guidesi, assessore regionale alle Attività produttive, avete lanciato un sos sui rincari dell'energia che costringeranno molte imprese a chiudere. L'sos è arrivato al governo. Soddisfatto di questo primo obiettivo?

«Assolutamente sì, poi fra tutti i paradossi c'è anche questo: siamo riusciti a porre l'attenzione sul tema con l'iniziativa di Torbole, ma gli appelli a intervenire erano stati molti».

A Torbole i toni sono stati allarmati.

«Sì, perché di tempo non ce n'è più, se guardiamo a quanto le imprese stanno spendendo. Non hanno più margine e non conviene più andare avanti se si produce in perdita. Siamo soddisfatti perché la discussione si è aperta, ma su tutto il resto c'è amarezza».

Oggi anche altri partiti riprendono l'allarme.

«Ben venga anche chi ha fatto la prima dichiarazione ieri. La partita l'abbiamo aperta noi ma non ha colore politico. Io ringrazio Matteo Salvini che ha fatto l'ariete per portarla sul tavolo del governo. Bastava fare altrettanto, parlare con le imprese, per capire che il problema».

Tutta l'attenzione è assorbita dal Covid.

«Ma questa è la pandemia del manufatturiero, e serve un vaccino sui costi dell'energia. In sanità il vaccino funziona. Adesso serve un vaccino anche qui perché altrimenti ci salviamo sul fronte sanitario ma non su quello economico, perdendo una marea di posti di lavoro».

Un passo indietro: perché i prezzi dell'energia sono impazziti?

«Per tanti motivi. Ci sono stati problemi geopolitici, scelte europee e ripercussioni scaturite dal processo di transizione. La speculazione finanziaria in atto ha determinato una variazione enorme dei prezzi. La fornitura di energia per la manifattura italiana è passata da 8 miliardi del 2019 a 20 nel 2021, a 37 previsti nel 2022. L'incremento del costo è del 350% nel 2021 e del 650% rispetto al 2020».

Dipende anche dalla transizione quindi?

«Sì, le dinamiche dei prezzi nel mercato dell'anidride carbonica, acuite anche dalle previsioni sulle politiche comunitarie, ha un effetto indiretto sulle bollette aziendali. C'è uno scenario di transizione ma manca tutta la struttura per arrivarci. E succede quel che sta succedendo».

Cosa fare?

«Una misura è l'aumento della remunerazione del servizio di interrompibilità tecnica dei consumi gas. La seconda è un'azione fiscale che finalizzi le agevolazioni delle componenti parafiscali del gas. Poi una misura straordinaria che preveda la cessione di parte della produzione nazionale di gas naturale destinata a settori manufatturieri gasivori a rischio delocalizzazione. Poi si devono rivedere i contratti di importazione e il meccanismo europeo degli scambi».

Le soluzioni ci sono.

«Sì, ci sono soluzioni da adottare nel breve periodo, ma tutte insieme perché anche la sola compensazione non basta. Alcuni hanno agito, per esempio la Spagna. Ci sono passi da fare a livello europeo. Il nostro governo ha portato per due volte il tema al consiglio europeo e due volte questo ha rinviato per mancanza di accordo. Qui ci giochiamo la ripresa per un fattore esterno che non riguarda imprese o mercati. Abbiamo le commesse ma non possiamo soddisfarle perché star ferme, alle aziende, oggi conviene più che produrre. E i costi sociali sono altissimi».

Il governo si riunisce giovedì (domani).

«Credo ci sia bisogno di un decreto, che entri in vigore nell'immediatezza. Questo problema ha un profilo emergenziale».

E nel lungo periodo? Il nucleare?

«Noi con le rinnovabili compensiamo forse il 35-40% di ciò di cui abbiamo bisogno. Serve un piano per capire dove vogliamo andare».

Da lombardo, l'autonomia sarebbe utile?

«Eccome. Noi lombardi, unici fra i quattro motori europei, non abbiamo leva fiscale. E dobbiamo competere con filiere produttive di altre regioni europee che godono di autonomia: io metto 1 per aiutare una filiera, e il concorrente viene aiutato con 6. La proporzione è questa».

E la ripresa?

«La stiamo compromettendo. Se non si affrontano questi nodi, e siamo già i ritardo, è compromessa. E le conseguenze cadranno come una bomba sull'occupazione».

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