Fatture false, evasi 63 milioni di euro

La classica frode carosello, che ha portato a un'evasione fiscale da 63 milioni di euro tra Iva e Ires non versate, è stata scoperta in un'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Stefano Civardi: l'operazione «Talismano», eseguita all'alba dagli uomini del comando provinciale della Guardia di Finanza di Milano, ha fatto scattare gli arresti domiciliari per tre persone - personaggi di spicco dell'organizzazione - e il sequestro di soldi e beni mobili e immobili tutti ubicati tra Lombardia e Piemonte.

Nella frode sono coinvolte 74 aziende, di cui 61 italiane - piccole e medie imprese operanti per lo più nel nord Italia - e 13 straniere, con sede in particolare in Repubblica Ceca e Slovacchia. Tutte operanti nel settore dell'informatica.

Il sistema era basato su una serie di passaggi - tutti fittizi - di beni tra società costituite appositamente per questo fine e riconducibili tutte a soggetti compiacenti: l'obiettivo era solo l'emissione di fatture finte, relative a operazioni inesistenti: di passaggio in passaggio, attraverso i prestanome intestatari delle società cui veniva ceduta la merce, si arrivava al reale acquirente, che quindi detraeva Iva e Ires mai effettivamente pagate. I passaggi però non si può dire che fossero «meramente cartolari», cioè solo di fatture.

Oggetto del commercio era materiale sofware e hardware, e una delle particolarità sta proprio in quest'ultimo: c'è stato davvero un movimento di hardware, hanno spiegato le Fiamme Gialle, per dare una tracciabilità finta, la parvenza di un movimento: ma l'oggetto di questo commercio era tutta paccottiglia obsoleta, che non usa più nessuno e che oggi sarebbe impossibile vendere: floppy disk, monitor, periferiche e altra componentistica varia oggi non più in produzione né in uso. Il valore di questo materiale è «irrisorio», si legge nel comunicato stampa diffuso dalle Fiammel Gialle, rispetto agli importi messi poi nero su bianco nelle fatture .

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