Una sinfonia di sguardi, volti, sorrisi, un concerto di gesti, corpi, pose, sempre discreto, mai rumoroso, mai silenzioso, intesse il racconto di una vita in continua trasformazione, un viaggio profondo tra spazi sconosciuti e tempi dimenticati, in cui tentare di scorgere lembi di memorie e di speranze, di affetti e di assenze, da custodire e preservare in quel teatro dell'anima che si raccoglie in un «eterno istante». Quello che scandisce lo scatto della macchina fotografica di Giovanni Gastel, maestro della fotografia contemporanea, che ha voluto raccontarsi, rendendo omaggio alla figura femminile che nel corso degli anni lo ha accompagnato nella vita come nell'arte. Tutto questo rientra nell'esposizione «My Ladies», in mostra allo Spazio Borgogno (Ripa di Porta Ticinese 113) fino al 25 novembre.
«Le donne mi hanno salvato e mi salveranno - racconta Gastel - la mia vita è sempre passata attraverso le donne, fossero mamme, balie, signorine, fidanzate, agenti, redattrici, direttrici di riviste, e naturalmente modelle». Settanta fotografie di donne, selezionate tra ritratti o scatti di moda per riviste come Vogue, Elle, Marie Claire, che l'artista, nel corso dei suoi quarant'anni di carriera, ha dedicato alle più famose modelle del panorama internazionale, sono presentate nell'antologica curata da Nicola Davide Angerame e Valerio Tazzetti.
«Nelle mie fotografie la donna è trattata con rispetto, con amore, con devozione - sottolinea Gastel - e sempre con eleganza, che trovo sicuramente più erotica della volgarità». Ed è intorno alla figura della donna ricreata nell'immagine fotografica che l'artista ha costruito il suo universo: «Capendo poco le regole del mondo in cui vivo - spiega Gastel - ho pensato che era possibile inventare, con le mie capacità creative, un mondo parallelo, in cui dettando io le regole le avrei anche capite».
L'arte come nuova possibilità, come strada maestra, come percorso di salvezza che ci è concesso per sopravvivere in un tempo che non offre punti di riferimento: «Approdato in questa epoca come un naufrago in una terra straniera - scrive Giovanni Gastel in una sua poesia -
ho misurato il territorio e ho appreso la lingua dei nativi. Sono invecchiato raccontando del mio mondo lontano. Ma ancora la notte nel buio sogno navi amiche che mi riportino a casa» (G. Gastel, Poesie, Mondadori, 2016).
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