Un fiume di concerti a tutta classica

Parte domenica la rassegna che durerà fino al 20 settembre. Il tema sarà la Natura

Per l'undicesimo anno consecutivo torna MiTo, il festival di musica che si regge sull'alleanza fra Milano e Torino: 140 concerti divisi equamente fra i due capoluoghi, il tutto concentrato in due sole settimane. Si parte domenica e si chiude il 20 settembre. Nel corso degli anni, MiTo ha conosciuto avvicendamenti di timonieri e conseguenti metamorfosi. Nacque facendo leva sui grandi nomi, quindi passò ai grandi temi, infine giocò la carta delle commistioni fra generi. Ora offre qualche nome di richiamo (Ian Bostridge, Gautier Capuçon, Riccardo Chailly, Gianandrea Noseda), senza però farne la ragion d'essere. Ha un tema, la «Natura». Ma soprattutto non vuole commistioni e calderoni, semmai solo musica classica: di ieri e di oggi, tanto oggi. Il direttore artistico Nicola Campogrande ha voluto che i musicisti confezionassero programmi appositamente per MiTo. Il soggetto centrale conosce così 70 declinazioni. Si va da «A caccia», a «Il diluvio». Con «Nord» si offrono pagine che hanno i colori dell'alba boreale (Sibelius, Rautavaara, Cajkovskij). «Fiumi, ruscelli e campagne» sono cantati da Dvorak, Beethoven e Smetana. «Acqua e acquerelli» portano alla ribalta una prima di Tan Dun e Jeaux d'eau di Ravel. Quindi «Foglie», «Passeggiate» o «Primavere»: scelta la visione pagana e materica di Stravinsky. Con «Radici», due professori d'orchestra dei Wiener e dei Berliner esplorano le ragioni più profonde della musica.

Per la serata intitolata «Impressionismo magico» entrano in campo musicisti estoni, dalla capitale Tallinn, impegnati nel Salve Regina di Arvo Paert e in Moorland Elegies di Tonu Korvits. Estonia anche per il programma della Barocca di Ruben Jais, in San Marco, con un'Ode di Handel e The eternal Dream di Part Usberg in prima mondiale.

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