«Per noi è un giorno sacro, una cerimonia carbonara è inutile». Quella di Piero Tarticchio è una voce importante per la comunità degli esuli istriano-dalmati. Una voce che per anni ha raccontato, forte e orgogliosa, il dramma degli italiani cacciati dalle loro case o uccisi nelle foibe, sul finire della Seconda guerra mondiale e a guerra finita, nei giorni della pulizia etnico-politica operata dai partigiani titini e a lungo rimossa in Italia.
Ed è una voce amareggiata, quella dei familiari degli esuli, per la cerimonia «in tono minore» in programma fra una settimana in piazza Della Repubblica, dove (dopo tanti ritardi) è stata infine collocata una bella stele realizzata proprio da Tarticchio. Anche quest'anno il Comune ha deciso di celebrare così, «a metà», il Giorno del ricordo, dedicato alla memoria di quei drammi. «Una cerimonia carbonara» la chiama Tarticchio, mentre spiega la sua intenzione di non essere presente quella mattina, davanti al monumento che lui ha realizzato, a un evento in cui non sono previsti interventi o discorsi commemorativi, neanche quello di un sacerdote.
Palazzo Marino parla di restrizioni ineludibili legate alla pandemia, per un evento in programma il 10, giorno precedente allo smantellamento di molte misure. «Siamo molto amareggiati, dispiaciuti - dice Romano Cramer segretario del Movimento Istria Fiume Dalmazia - Noi siamo ligi alle regole, ma non comprendiamo queste restrizioni. Esprimiamo il nostro disappunto, ci dispiace che non si possa dire una parola, che non possa neanche intervenire il sacerdote con due parole di conforto ai familiari delle vittime».
«Dicono che dipende dalle norme - riflette Tarticchio - ma come si può arrivare a questo? Vediamo tanti andare allo stadio o ad altri eventi, non riesco e capire dove stia la logica, quale sia il problema se alcune persone si ritrovano con la mascherina in piazza. Ho l'impressione che ci sia un disegno, non so a quale scopo». «La riunione che facciamo ogni anno è sacra per noi - aggiunge - commemoriamo nostri mosti e ci contiamo, contiamo i vivi, visto che sono voci che si stanno spegnendo. Potevo capire lo scorso anno, ma qui non c'è più un'emergenza di quel tipo. Eppure non ci è concesso neanche invitare qualcuno. Non ci sarò nessuno, solo qualche rappresentante delle autorità. Posare una corona non vuol dire niente se manca il senso di questo momento e di quella storia».
Non è la prima volta che Palazzo Marino, e la sinistra, danno l'impressione celebrare senza convinzione il Giorno del ricordo.
Ma rimedierà, a una carenza l'altrui, la rappresentanza istituzionale di FdI che il giorno successivo in Sala Alessi commemorerà le vittime delle foibe con un evento (senza simboli di partito, neanche nel volantino) che è stato organizzato da Enrico Turato, candidato presidente in Zona 8.
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