Ogni stagione culturale ha i suoi primattori, che vivono per la scena e gli applausi. Poi ci sono i protagonisti nell'ombra: quelli che lavorano dietro le quinte e grazie ai quali l'opera ha, infine, successo.
Ecco, Marco Forti - intellettuale anomalo, capoufficio di rango del lavoro culturale - era un meraviglioso protagonista nell'ombra: un passo indietro ai grandi scrittori, restava sempre avanti a tutti di un metro. Che in poesia misura il verso.
Vero signore della Poesia nell'editoria italiana degli anni Sessanta, Settanta e oltre; studioso e critico letterario, tra i maggiori specialisti della poesia e del romanzo italiano del Novecento e storico direttore della collana «Lo Specchio» della Mondadori, Marco Forti - morto nel 2019, a maggio, a 93 anni - è un nome nobile del mondo culturale del secondo Novecento, poco citato e molto sottovalutato. Per ricordarlo - lui, fiorentino di nascita e milanese di rinascita - la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e il Laboratorio Formentini per l'editoria hanno organizzato, dentro Bookcity, domenica 15 novembre, alle 15, l'incontro «Editoria e poesia nelle carte di Marco Forti» (evento online, in diretta dal profilo Facebook del Laboratorio Formentini) con Marco Corsi, poeta ed editor, Niccolò Scaffai, docente di Critica letteraria all'Università di Siena e la studiosa Maria Villano che sta lavorando al ricco archivio che lo stesso Forti, prima di morire, donò alla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori (dentro ci sono straordinarie carte di Montale, tra le altre cose...).
Fiorentino della miglior specie, del '25, padre ebreo, madre cattolica e nonni valdesi, formazione classica con una laurea sfiorata che (magari fu una fortuna...) lo lascerà fuori dall'accademia; fidanzato fin da ragazzo e poi marito di Paola Rosselli, figlia di Nello, Forti dedicò l'intera vita ai libri, alla letteratura, alla lettura e alla scrittura: la sua bibliografia è lunghissima, tra articoli, saggi, monografie e persino romanzi, come In Versilia e nel tempo, uscito da Einaudi nel 1986 e ambientato in una villa sul lungomare di Vittoria Apuana di quel Forte dei Marmi che, toscano, frequentò sempre, e amò.
Come mi confessa Maurizio Cucchi, che per un breve periodo lavorò con lui alla Mondadori, Forti «era uno studioso rigoroso, austero apparentemente, brillante: critico letterario impeccabile e molto attento ai poeti suoi coetanei, come i Giudici, i Raboni...».
E poi tutti gli altri che conobbe e coi quali lavorò: Luzi, Caproni, Bertolucci, Zanzotto, Bigongiari... E soprattutto Eugenio Montale, del quale fu molto amico, sul quale scrisse ancora di più, e con il quale tenne un lungo epistolario. L'aveva conosciuto a Milano, arrivando da Firenze, alla fine degli anni Cinquanta.
Milano, eccoci qua. Marco Forti aveva lavorato alla Olivetti (anche con Geno Pampaloni...), poi come responsabile dell'Ufficio Relazioni aziendali della Rinascente, e quindi - continuando a scrivere negli anni per le principali riviste letterarie italiane (Letteratura, Paragone, Il Menabò, aut aut, Nuovi Argomenti, Nuova Antologia...) - entrò, nel 1961, alla Mondadori, prima all'Ufficio stampa e poi come direttore di collana, tra cui, dal 1966, dello «Specchio», fino a diventare responsabile di tutto il settore Poesia della maison...
Erano gli anni in cui alla Mondadori il direttore letterario era Vittorio Sereni. Ed erano gli anni in cui Milano era, davvero, il salotto letterario più bello d'Italia.«Una Milano che rimpiangiamo assaissimo», come dice il suo amico di una vita Maurizio Cucchi.
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