La fuga in Spagna del killer per riabbracciare la figlia

Sicuro di essere preso, Ivan Gallo aveva pensato di farsi arrestare a Marbella In un carcere iberico avrebbe così potuto continuare a vedere la piccola Sofia

Ecco le immagini che documentano la fuga di Ivan Gallo dopo l'omicidio del gioielliere Gianni Veronesi
Ecco le immagini che documentano la fuga di Ivan Gallo dopo l'omicidio del gioielliere Gianni Veronesi

Una compagna che se n'era tornata a casa sua, a Marbella, quando le cose avevano cominciato ad andare male. Portandosi via l'adorata figlia di 4 anni e lasciandolo qui a risolvere i suoi guai. Solo, disoccupato, senza un soldo e privo di prospettive. Un tipo del genere, un disperato di 38 anni che sbarcava il lunario alla bene e meglio, tentando di risolvere l'irrisolvibile, non poteva che inventarsi un piano proprio come lui, senza né arte né parte. Così, nelle sue notti insonni, alla pensione «Parini» di Cesano Boscone, Ivan Gallo aveva progettato di tornare da quell'orefice di Brera, Gianni Veronesi. Solo qualche mese prima era andato a fargli la manutenzione dell'impianto di videosorveglianza interno nel suo studio-negozio, in via dell'Orso. Poi Gallo era stato licenziato dalla ditta d'impiantistica, ma questo Veronesi non lo poteva sapere. Gallo sperava d'impietosire l'orefice, di farsi dare dei soldi da quell'uomo che, ai suoi occhi, forse ne aveva fin troppi. O, comunque, molti di più di quelli che, a suo parere, gli servivano.
I carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Milano hanno le idee piuttosto chiare sul clima in cui sarebbe maturato il delitto, la mattina del 21 marzo, in via dell'Orso. Sono loro, infatti, che sono arrivati ad arrestare Gallo all'Hostal Paco di Marbella, mercoledì sera. Prima di tentare la rapina che ha portato al delitto, il 38enne potrebbe aver chiesto del denaro al commerciante. Gianni Veronesi, però, aveva sempre lavorato duro. E non era certo tipo da fare regalie a uno sconosciuto. Un uomo che, peraltro - carpendo la sua buona fede e mostrandosi come viso noto - era riuscito a farsi aprire la porta del negozio e a entrare. Un affronto per Gianni Veronesi. Non dimentichiamo che l'orefice era molto diffidente, cauto al punto da fingere di essere chiuso se non riconosceva la persona che si presentava alla porta della sua gioielleria.
Davanti al suo rifiuto Gallo probabilmente ha tentato la rapina, sottovalutando la reazione del 74enne. Che deve aver adoperato tutta la sua forza e la sicurezza datagli dall'essere cintura nera di judo per difendersi.
Dopo il delitto la razzia di monili messi in un sacchetto, il sistema di videosorveglianza manomesso sottobraccio e poi via di corsa, verso un taxi che lo portasse in stazione Centrale. Sono le 12.10. Secondo i carabinieri Gallo non solo non ha agito con premeditazione uccidendo Veronesi, ma non era neanche particolarmente preoccupato di essere catturato. L'unico suo pensiero era la figlioletta Sofia, 4 anni. Il 38enne meditava di raggiungere Marbella e se anche fosse finito in carcere, si era illuso di poter scontare la pena in Spagna in modo da poter vedere la bambina. Non gli importava tanto della compagna, Vanessa, 35 anni, rivelatasi non proprio una madre modello.

Sembra che la donna lo abbia aiutato a piazzare parte della refurtiva di Veronesi, come testimonierebbe lo scontrino di una gioielleria di Marbella, tenendosi poi un regalino per sé. Lui, l'assassino dell'orefice, voleva invece solo essere vicino alla sua Sofia. Anche dal carcere. Un desiderio che resterà una chimera: a giorni verrà estradato qui per il processo.

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