«Fuori dalla polizia locale» Barbato silurato da Sala

Il sindaco rimuove il comandante dei vigili, nei guai per un'intercettazione della Dda. Ma non è indagato

Cristina Bassi

Destinato ad altro incarico, fuori dalla polizia locale. Nella tarda mattinata di ieri arriva il verdetto, inappellabile, del sindaco su Antonio Barbato. L'ormai ex comandante dei vigili era finito nei guai per un patto stretto (ma non attuato) con Alessandro Fazio e documentato dalle intercettazioni agli atti dell'inchiesta della Dda. L'imprenditore della security, finito in carcere con l'accusa di aver fatto affari con la mafia catanese, chiedeva un occhio di riguardo per un appalto comunale. E in cambio offriva di far pedinare un collega-nemico di Barbato.

Barbato non è indagato. Il Comitato per la legalità di Palazzo Marino, presieduto dall'ex pm di Mani pulite Gherardo Colombo, cui Sala aveva passato la patata bollente, lo ha però giudicato scorretto. La vicenda, si legge in una nota, «depone in senso avverso alla correttezza che un comandante deve avere». Tuttavia, diceva in mattinata il Comitato, per il futuro del funzionario «ci si rimette alla decisione che l'autorità comunale riterrà adatta». Il sindaco poco dopo annuncia: «A seguito delle necessarie verifiche mie e del Comitato sui fatti emersi in questi giorni, mi sono confrontato con il comandante. Il quale mi ha chiesto di essere destinato ad altro incarico all'interno dell'Amministrazione comunale. Apprezzando la sensibilità dimostrata da Barbato e tenendo in considerazione i 35 anni di servizio prestati per Milano, ho chiesto al direttore generale del Comune di individuare una nuova collocazione al di fuori della polizia locale». La reggenza del corpo «sarà assunta temporaneamente dal vice comandante Paolo Ghirardi».

Sala ha anche dato una valutazione nel merito: «Non ho l'istinto del giustiziere, non mi sembra giusto farlo. Mi dispiace per Barbato, ma obiettivamente ha fatto una sciocchezza. Era impossibile che rimanesse al suo posto». Ancora: «Mi dispiace per la sua storia personale, è un ex Martinitt con 35 anni di servizio». Poi la precisazione: «Non è stato esonerato, ma ha chiesto di essere destinato ad altro incarico. Considerando tutto quello che è successo, è incompatibile con la guida del corpo dei vigili». Amareggiata la reazione dell'ex capo dei vigili: «Mi concentrerò a preparare le cause contro chi mi ha diffamato. Quello che è accaduto è una cosa inverosimile». Sul pedinamento di Mauro Cobelli: «Non l'ho fatto seguire e non l'avrei neanche pensato». Infine: «Quella di lasciare l'incarico è stata una scelta. Sono l'unico che non ha letto le carte e non sono mai stato ascoltato dal Comitato. La mia ossessione ora sarà ristabilire la verità». Il prefetto Luciana Lamorgese definisce «ben valutata» la scelta del sindaco.

Sul fronte politico Marco Bestetti, presidente del Municipio 7 (Fi), attacca: «La vicenda è da chiarire, ma Barbato non risultava neanche indagato. Lo stesso Sala è invece indagato per fatti gravi, ma ha ritenuto (io penso correttamente) di rimanere al suo posto. Delle due l'una: o si applica per tutti la regola garantista secondo cui finché non vieni condannato sei innocente o non si applica per nessuno». L'affondo del M5S: «La legalità non sta di casa al Comune di Milano». E il capogruppo leghista in Consiglio Alessandro Morelli: «Salvare il soldato Barbato non solo è sbagliato ma anche grave». Critico pure Basilio Rizzo (Milano in Comune): «Una soluzione all'italiana.

Barbato si è reso conto che non aveva vie d'uscita e ha fatto un favore al sindaco togliendolo dall'imbarazzo». Aggiunge il capogruppo di Fi Gianluca Comazzi: «La sinistra purtroppo ha nel suo Dna il giustizialismo fai da te».

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