Graffiti intoccabili al Leonka: "Questa è proprietà privata"

Gli autonomi occupano abusivamente l'ex cartiera dal '94. Ma minacciano denunce contro chi vuole ripulire i muri

Graffiti intoccabili al Leonka: "Questa è proprietà privata"

Il mondo alla rovescia. Almeno il mondo che gravita attorno a via Watteau, a Greco. Tradotto: intorno al Leoncavallo. Succede, infatti che l'associazione dei commercianti di Porta Venezia sfidi l'amministrazione proponendo di ripulire dai graffiti i muri del centro sociale. Uno spazio privato (di proprietà della famiglia Cabassi), occupato abusivamente dagli autonomi nel lontano 1994. Bene, i compagni ormai di mezza età (come l'ex portavoce, Daniela Farina, deputato di Sel) forti anche delle promesse della Giunta Pisapia si sentono così «a casa loro» che minacciano denunce verso chi si azzarderà a cancellare i graffiti dai «loro» muri.

Fino a prova contraria, i leoncavallini non sono ancora diventati i padroni di casa, nonostante il goffo tentativo, affossato in consiglio, di metterli in regola tramite una permuta urbanistica tra Comune e la società immobiliare L'Orologio (gruppo Cabassi). I termini dello scambio, infatti, scadevano il 30 aprile e al momento non solo non sono stati rinnovati, ma il Comune non ha chiesto all'immobiliare il consenso alla proroga dell'accordo. La prova? Il 15 giugno l'ufficiale giudiziario si presenterà per la sessantesima volta in via Watteau con l'ordinanza di sfratto.

La data del 15 giugno per il cleaning day indetto dall'associazione di Porta Venezia, non è stata scelta a caso. «L'associazione dei commercianti di Porta Venezia, così fa un favore ai leoncavallini - scherza Mirko Mazzali, capogruppo di Sel pro tempore (ha dato le dimissioni dopo la mancata approvazione della delibera) - che dovranno organizzare un presidio solo, invece di due». I compagni, infatti, hanno minacciato denunce e un presidio a difesa di quei muri, in nome della proprietà privata. «Ci chiediamo - si legge sul sito - come possano pretendere di cancellare la nostra creatività e la memoria della città scritta su quei muri, in un bel paese che non ha mai annoverato tra le sue (pur numerose) virtù quella iconoclasta. Opere, occasioni di riflessione sulla metropoli e colori che stanno da anni su muri privati, che non danno fastidio a nessuno e che sono motivo di visite quotidiane da parte di turisti e fotografi. Questi professionisti della pulizia urbana troveranno ad attenderli un presidio ed eventualmente denunce in sede civile e penale perché quelle opere sono in numerosi cataloghi».

«La genialata è che qualcuno della maggioranza - scrive Mazzali su facebook - non abbia detto che i muri del Leoncavallo sono di un privato, che quindi si deve rispettare la proprietà privata, che la bellezza dei murales del Leoncavallo non la decide il presidente dell'associazione».

In un mondo alla rovescia capita anche che chi occupa abusivamente un edificio, invochi la proprietà privata per difendere le proprie opere d'ingegno.

E che ci sia chi, come Mazzali, commenti così: «Mi stupisce che un'associazione attenta alla legalità come quella dei commercianti di Porta Venezia voglia commettere un reato». Si parla di violenza privata, e se la proprietà privata in questo caso è altrui (la società l'Orologio) e non certo dei leoncavallini, per la denuncia si può procedere d'ufficio.

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