Nell'ultimo giorno di campagna elettorale a Luca Bernardo tocca fare i conti con due grane. La prima è il mal di schiena che lo blocca dopo la tribuna elettorale in Rai (dove si è confrontato con gli sfidanti M5s Layla Pavone, Alessandro Pascale del Partito Comunista e Mauro Festa del Partito gay) e sembra rendere impossibile la presenza di persona all'evento di chiusura organizzato dal centrodestra unito in piazza Duomo. Alla fine ce la fa. E esce bene anche dal polverone scoppiato dopo la video inchiesta di Fanpage sui finanziamenti della campagna elettorale milanese di Fratelli d'Italia e che coinvolge l'eurodeputato Carlo Fidanza (che si è subito sospeso per difendersi nelle sedi opportune, «non sono estremista e non ho mai preso finanziamenti illeciti») e la candidata Chiara Valcepina (che ha confermato che la sua campagna è «finanziata con fondi regolari» e ha diffidato il sito a diffondere il video). La Procura ha aperto un fascicolo. «Quello che abbiamo letto sui giornali non può che dispiacere - premette Bernardo -. É giusto che la, o più persone coinvolte in questo caso, possano difendersi. Ho visto e apprezzato che Fidanza si sia autosospeso, che vuol dire andare a chiarire bene i fatti, so che ha chiesto di vedere i video nell'interezza. Poi a giudicare sarà chi di competenza, e per me non ci sono mezze misure: se sbagli paghi». Il «Pd in cerca d'autore», come lo definisce il pediatra, non è garantista e dal mattino invoca dimissioni per Fidanza e una «presa di posizione chiara» da parte di Bernardo per le frasi razziste e le mani tese nel video. «Sono indignato per i saluti romani e l'attacco al giornalista di Repubblica Paolo Berizzi - afferma -. Queste cose non devono succedere. chi ha sbagliato si deve prendere le sue responsabilità. In ogni caso, io rappresento una coalizione di sei partiti in cui ci sono persone di altissimo livello, competenza, onestà e concretezza. Se qualcuno ha sbagliato, è stato manchevole o ha fatto un errore dovrà pagare, ma sono sempre responsabilità personali». Non se la prende con Fidanza che l'ha definito «Orso Yoghy»: «Ma no, è divertente e le cose vanno viste nel contesto».
Bernardo fornisce due risposte inequivocabili, che esulano dal caso in sè ma fissano principi che terrà fermi in caso di elezione. Sala a SkyTg24 marcava ieri tra le sue caratteristiche l'«incorruttibilità e indipendenza dai partiti». Lo sfidante non accetta «lezioni di moralità da Sala. L'incorruttibilità è un valore che mi contraddistingue sotto il profilo personale e professionale da sempre. Porrò come condizione per far parte della mia giunta la sottoscrizione di un Patto d'integrità, la cui violazione porterà alla fine immediata della collaborazione». Secondo, a chi da sinistra torna a calcare sul tema e a chiedere prove di antifascismo chiarisce di essere «da sempre amico della comunità ebraica. Considero semplicemente oltraggioso accostare anche indirettamente il mio nome ad atteggiamenti antisemiti o giustificazionisti nei confronti delle leggi razziali. Il mio pensiero e i comportamenti sono di segno esattamente opposto. La mia famiglia ha partecipato attivamente alla Resistenza. Io ho avuto l'onore di collaborare spesso con la Comunità Ebraica di Milano. Diversi sono candidati nelle mie liste. Ogni atteggiamento antisemita sarebbe del tutto incompatibile con me e la mia candidatura.
Può dire altrettanto la sinistra che cerca di strumentalizzare un episodio che non mi riguarda in alcun modo? O Sala che si è rifiutato di esporre la bandiera di Israele a Palazzo nei giorni dell'attacco missilistico contro il popolo ebraico? O forze politiche di sinistra che spesso hanno dimostrato comprensione e attenzione verso Hamas, Hezbollah e altri movimenti terroristici antisemiti? Alle ambiguità della sinistra corrispondono il rigore e la mia coerenza». Sala afferma di «non aver mai accettato vicino persone ambigue, non trasparenti che si sono macchiate di comportamenti non idonei per fare politica»
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