I post imbarazzanti ​della madre di Sumaya

Sumaya si giustifica ma non convince. Sala ritiene la candidata con la madre che inneggia a Hamas “la figura più adatta”, ma emergono altri post imbarazzanti

I post imbarazzanti ​della madre di Sumaya

Le giustificazioni di Sumaya non convincono e nonostante Beppe Sala affermi che “la candidata è certamente la figura adatta”, gli elementi emersi restano di una gravità inaudita. Le immagini pubblicate da Zubayda Khalil, la madre di Sumaya, su Facebook (ormai eliminate ma non smentite) che inneggiano alla jihad delle brigate Ezzedin al- Kassam, a Hamas e alla “resistenza” islamista palestinese, non sembrano sufficienti ad aprire un serio dibattito interno al PD milanese su una candidatura sempre più imbarazzante. Ieri Sumaya è intervenuta. Ha spiegato che i post “datati” sono stati pubblicati “in occasione dei bombardamenti su Gaza che fecero più di 2000 morti”. In poche parole, non sarebbe colpa della madre, ma dei cattivoni israeliani che hanno bombardato Gaza. Sumaya dimentica però un particolare, che l’attacco israeliano dell’estate 2014 era iniziato dopo una pioggia di razzi lanciati da Hamas verso le città israeliane e in seguito al sequestro, da parte degli islamisti, di tre ragazzini israeliani che facevano l’autostop: Naftali Frenkel (16), Gilad Shaer (16) e Eyal Yifrah (19), successivamente trovati morti. Omicidi a sangue freddo per i quali vennero arrestati due membri di Hamas a Hebron (Marwan Kawamesh e Amar Abu Isa).

Sumaya afferma di essere “per il superamento dei conflitti senza l’uso della violenza, per la convivenza pacifica tra i due popoli e per l'abbandono delle armi, dell'odio e della rabbia”, ma non ha mai fornito posizioni chiare su Hamas (braccio palestinese dei Fratelli Musulmani), così come sua mamma, apparsa in tv recentemente assieme al marito (a sua volta immortalato mentre stringeva la mano a Morsi) non ha smentito l’inquietante galleria di foto. Tra quelle foto ce n’è una che ricorre costantemente, quella con scritto “we are all Raed Salah” e “Free Raed Salah”, che appariva per ben tre volte, in tre versioni differenti, nella galleria della home, del profilo della Khalil. Chi è Raed Salah? Personaggio con un bel curriculum, leader islamista arrestato più volte per aggressioni ad agenti di polizia e per aver guidato manifestazioni violente; condannato nel 2003 da un tribunale israeliano per aver finanziato Hamas e per aver intrattenuto rapporti con l’intelligence iraniana. Nel 2011 Salah veniva arrestato e poi rilasciato mentre tentava di entrare in Gran Bretagna. Tra le sue dichiarazioni ce n’è una dove accusa gli ebrei di “utilizzare il sangue dei bambini per preparare il pane” e un’altra, del 7 novembre 2014, dove affermava: “Inshallah, Gerusalemme sarà presto la capitale del califfato globale”.

Salah aveva poi definito l’omosessualità “un grande crimine”. Cosa pensa la mamma di Sumaya di tutto ciò? Sarebbe utile saperlo. Nel luglio 2014 Sumaya, con un post su Facebook, faceva plausibilmente riferimento a Israele come a “chi ha fatto oltraggio alla vita, chi si impone e si è imposto con la violenza, chi ha rubato e continua a farlo, chi ha mentito e mente ancora”. Nel contempo ringraziava alcuni “amici ebrei” per la solidarietà su Gaza. Nel frattempo il marito Abdallah (quello che aveva definito Israele “una truffa” e un “errore storico e politico”, con tanto di proposta “ctrl+alt+canc) scriveva: “Hamas è quella che meglio interpreta il conflitto in 60 anni”. Abdallah aggiungeva poi che la resistenza armata, intesa come una difesa dall’occupazione, è l’unica strada per avviare un processo di pace dove però non ci sia solo una parte a dettare condizioni. Lo stesso Abdallah che pochi giorni fa, dopo la strage di Orlando, pubblicava un post contro la vendita di armi negli Stati Uniti, curiosamente un modello di AR-15 frequentemente utilizzato da Hamas. Ciliegina sulla torta, Abdallah, sempre in un post del 2014, scriveva: “Israele sa che non può cancellare i palestinesi come avrebbe voluto e questo, mi spiace, lo dobbiamo soprattutto a Hamas e non all’Onu”. Sumaya ieri affermava: “A chi tenta di collegarmi a questioni estere anziché su Milano”, “a chi vuole attribuirmi posizioni radicali o etichettarmi come islam politico, dico: continuerò il mio impegno per costruire ponti”. La candidata di Beppe Sala dimentica però che è lo stesso Caim, di cui lei fa parte come “responsabile cultura” e di cui il suocero è presidente, a essersi esposto su questioni estere, con manifestazioni a favore di Mohamed Morsi e con il coordinatore, Davide Piccardo, che si esibiva su Facebook con post a favore di Morsi ed Erdogan, così come la Khalil, la suocera di Sumaya (Souheir Katkhouda) e Abdallah. Insomma, forse Sumaya dovrebbe indirizzare tali rimproveri al suo entourage islamista, senza dimenticare che tali questioni “estere” interessano anche Milano, città dove operano associazioni come l’Alleanza Islamica Italiana (espressione dei Fratelli Musulmani) e la Mili Gorus turca, ideologicamente vicina a Erdogan e membro del Caim. Non dimentichiamo poi che Sumaya è anche stata nominata responsabile giovanile Femyso (Fioe), organizzazione legata alla Fratellanza, e se non è Islam politico quello…

In conclusione, Beppe Sala ha in lista una candidata la cui madre inneggiava a Hamas e alla jihad su Facebook, il cui marito glorificava Hamas, la “resistenza” e accusava Israele di essere un “errore storico” e una “truffa”; il cui padre stringeva la mano a Morsi.

Ma per Sala va bene così e afferma: “a Milano abbiamo 70-80 mila musulmani e dobbiamo trovare le figure più adatte per dialogare” e queste per il candidato sindaco PD sono le figure più adatte, tanto che si faceva recentemente immortalare a una riunione col Caim. A questo punto ognuno è libero di trarre le sue conclusioni.

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