Chi voleva andarsene in autonomia sapeva di poterlo fare sin dall'inizio. Probabilmente, però, anche Palazzo Marino non si aspettava una simile «fuga» da parte dei circa 600 nomadi abusivi sgomberati l'altroieri dal fortino ricavato da ottobre 2012 sugli oltre 12mila metri quadrati degli ex insediamenti industriali di Galileo Avionica e Italmondo tra via Brunetti e via Montefeltro, in zona Certosa-Musocco, periferia nord di Milano. Lunedì in serata l'assessorato alla Sicurezza ha specificato che erano 254 i romeni sgomberati che avevano accettato l'accoglienza e l'inserimento offerti nelle strutture della protezione civile in via Barzaghi e nel campo comunale di via Lombroso, mentre si sapeva che altri 15 erano stati ospitati alla Casa della Carità di don Colmegna. Tuttavia, più tardi, e senza preavviso, altre cinquanta persone circa hanno dato forfait e hanno deciso di andarsene per i fatti loro. Un segnale decisamente poco positivo soprattutto se si pensa che circa trecento degli sgomberati sono minori e con le temperature in picchiata dei prossimi giorni potrebbero trovarsi in serie difficoltà.
Ieri pomeriggio, infatti, le previsioni del vice presidente del consiglio comunale Riccardo De Corato, molto critico sullo sgombero insieme all'europarlamentare di Fdi Carlo Fidanza, si sono avverate. E una cinquantina di rom hanno occupato uno stabile dell'Aler, la Cascina Boldinasco di via De Lemene, in zona Certosa, sgomberata però poche ore dopo dalla polizia locale. I vigili, con ben 14 pattuglie hanno monitorato per tutto il giorno l'intera area intorno al cimitero Monumentale, il Gallaratese e la zona Certosa, allontanando i rom riparatisi nel sottopasso Kennedy e quelli che cercavano rifugio a Quarto Oggiaro, nei locali dell'ex istituto Mario Negri.
Tuttavia la situazione è in continuo divenire se si pensa, come ha segnalato l'assessore alla Sicurezza della Provincia Stefano Bolognini (Lega Nord) quando, nel pomeriggio di ieri, una cinquantina degli sgomberati da via Brunetti sono stati «ospitati» al centro sociale «Cascina Torchiera», proprio davanti al cimitero Maggiore. Mentre, sempre accanto all'ingresso principale del cimitero, i rom, continuamente sorvegliati a vista da polizia e polizia locale, hanno bivaccato lì accendendo per buona parte del pomeriggio e della serata numerosi falò davanti al capolinea del tram della linea 14.
Il rischio di una nuova occupazione era stato palesato dalle forze dell'ordine (ma anche dall'associazione Naga, che da anni si occupa della questione rom) subito dopo lo sgombero. Molte delle famiglie allontanate lunedì da via Brunetti e via Montefeltro, infatti, erano già state sgomberate due anni fa da via Triboniano. Allora a ogni abitante era stata concessa una «dote in denaro» per lasciare l'Italia e tornare in Romania, ma stavolta non è successo. Secondo alcune autorevoli segnalazioni sembra comunque che i nomadi rimasti in giro per città siano oggettivamente molti meno di quelli che, una volta allontanati dall'insediamento abusivo lunedì mattina, non hanno poi accettato l'accoglienza e il conseguente percorso d'inserimento del Comune di Milano.
«Vediamo cosa succederà nei prossimi giorni» conclude Bolognini. Che stamattina, durante il Comitato per l'ordine e la sicurezza chiederà al prefetto Francesco Paolo Tronca una verifica della situazione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.