Non intendono fare alcun passo indietro i militanti del Partito dei comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo (Carc), autori della scritta contro il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana e dei volantini apparsi per la città di Milano in cui la popolazione è stata incitata a ribellarsi.
L'emergenza Coronavirus e le misure attuate per contenere il contagio hanno ormai scatenato la violenta reazione del movimento marxista leninista e maoista, ora sul piede di guerra. Le dure condanne della politica e la minaccia di un futuro possibile processo non ha scalfito in alcun modo la determinazione dei membri del Carc, sempre più agguerriti. Dopo la vergognosa scritta "Fontana assassino" comparsa lo scorso fine settimana sul muro di cinta di un palazzo in via Vittorelli a Milano e firmata P.Carc, i militanti non avevano in alcun modo voluto ritrattare il gesto, anzi. Subito dopo il murale, erano arrivati anche volantini e manifesti, nei quali venivano confermate le accuse e rivendicato l'attacco al governatore. Oltre a ciò anche l'invito ai cittadini a ribellarsi.
Col passare dei giorni, a quanto pare, il clima pare essere rimasto molto teso. Nessun passo indietro, come ribadiscono i rappresentanti del Carc sulla propria pagina Facebook, dove quest'oggi è stato anche postato il link ad un comunicato lasciato sul sito ufficiale del movimento. "In questi giorni i media riportano la notizia dell’apertura di un’inchiesta per la scritta apparsa su un muro di Milano che esprimeva un concetto semplice, chiaro: “Fontana assassino”, si legge nella nota apparsa su "Carc.it". "Siamo consapevoli che un messaggio tanto esplicito, benché traduca i sentimenti di parte consistente dei 12 milioni di cittadini lombardi, possa arrecare disturbo a chi cerca di nascondere le responsabilità e sia indigesto a chi è abituato alla politica della retorica, dell’ipocrisia, dell’omertà e della conciliazione", continuano i membri del movimento.
Poi l'attacco alla Regione Lombardia per quanto riguarde le morti in Rsa: "A fine aprile la procura di Milano ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo ed epidemia colposa per la gestione delle Rsa in Lombardia. La procura di Milano non l’ha scritto sui muri, ma sugli atti dell’inchiesta".
I Carc non puntano il dito solo contro Fontana, ma anche contro i suoi collaboratori:"La scritta sul muro ha quindi un evidente limite: ridimensiona, del tutto involontariamente, la portata delle responsabilità di Fontana". La colpa è "anche di Gallera, della giunta regionale tutta, dei dirigenti della sanità posizionati dalla Lega e Forza Italia come si posizionano le pedine su una scacchiera per giocare la grande partita della spartizione dei soldi pubblici fra i gestori privati della sanità. Sono anche di chi è venuto prima e oggi fa il verginello: da Formigoni a Maroni. E sono, inevitabilmente, del governo, che è troppo invischiato o sottomesso a questo sistema di potere. E del Pd. Sì del Pd che cogestisce gli affari della sanità lombarda, mentre in altre regioni – Emilia Romagna, Marche, Toscana, Lazio – è a capo della banda che ha smantellato la sanità pubblica", attaccano i militanti.
Nessun pentimento per quanto fatto: "Sì, abbiamo sbagliato, siamo stati moderati definendo solo assassino Fontana, siamo stati unilaterali nello scrivere solo Fontana. Ma è una scritta su un muro, non I Promessi Sposi. Faremo di meglio in futuro".
Il comunicato si chiude con una risposta alla minaccia di un possibile processo."Se l’apertura dell’inchiesta è una notizia vera, questo non fa altro che confermare ancora una volta come vengono utilizzati la giustizia e gli apparati investigativi: non per indagare e colpire chi commette crimini e stragi contro la popolazione, ma gli oppositori politici", spiegano i Carc. "Per come stanno le cose, un tribunale è il luogo adatto per Fontana e soci. Auspichiamo, pertanto, che la procura di Milano voglia essere solerte.Per quanto riguarda noi, non abbiamo intenzione di scusarci né di difenderci in modo particolare. Politicamente, eticamente, umanamente non ne abbiamo bisogno".
Nessuna intenzione di accettare le conseguenze di una futura condanna nei loro confronti, anzi: "È bene specificare subito che violeremo ogni dispositivo di condanna che sarà eventualmente comminato a nostro carico in quell’eventuale processo. Non pagheremo multe, non rispetteremo restrizioni della libertà individuale, non metteremo firme in caserma, non adempiremo a lavori socialmente utili. In caso di condanna andremo – e i giornalisti sono convocati fin da oggi – a bussare al carcere di Bollate.
Pretendiamo di essere tradotti a Bollate, lo stesso carcere da cui Formigoni è uscito con beneficio dei domiciliari dovendo scontare 5 anni e 10 mesi per corruzione. Corruzione nella sanità. È stato precursore e mentore di Fontana", concludono.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.