Rappresentava il suo idolo. Un personaggio noto, famoso, con una carriera riuscita, una vita a Milano e una bella famiglia. Uno che, ai suoi occhi, aveva avuto tutto dall'esistenza, insomma. Così, anche perché pazzo per l'ambiente musicale e dello spettacolo, per lui irraggiungibili, aveva deciso di spacciarsi per il disc jockey, discografico e produttore musicale milanese Mario Fargetta. Una finzione andata avanti cinque lunghissimi anni quella di un 34enne italiano, già custode al cimitero di Nardò, in provincia di Lecce. Grazie al telefono e a un'utenza sconosciuta che gli permettevano di non svelare il suo volto e la sua vera identità, infatti, l'uomo, pur senza dissimulare il suo forte accento meridionale, non esitava a chiedere, a nome del vero Fargetta, favori, informazioni, numeri di telefono e persino biglietti omaggio per concerti.
Stanco per le continue segnalazioni di qualcuno che, a suo nome, chiedeva favori qua e là e ormai conscio che ci fosse una persona ben precisa, sempre la stessa, che si spacciava per lui, il dj Mario Fargetta, 51 anni, ha sporto denuncia a due passi da casa, a Milano, al commissariato «Città Studi» di via Cadamosto, nello scorso agosto. Il dj non riusciva proprio a capire chi continuasse a utilizzare il suo nome perlopiù allo scopo di chiedere favori in giro ed era molto seccato.
La squadra investigativa del commissariato ha cominciato così a lavorare. Era prevedibile che il finto Fargetta, primo o poi, in un modo o nell'altro, si sarebbe tradito. E così è stato: durante una delle tante chiamate a nome del dj il 34enne ha utilizzato, infatti, uno dei tre telefoni cellulari in suo possesso, dimenticandosi di rendere anonima la telefonata. E l'uomo è stato convocato in questura.
Portato in un commissariato a Lecce e interrogato, messo di fronte all'evidenza dei fatti, il custode del cimitero di Nardò ha confessato di essere l'autore delle numerose telefonate, motivate con la sua passione per la musica e per il mondo dello spettacolo, per sola soddisfazione personale, pur non disdegnando l'utilità di qualche biglietto omaggio per concerti importanti che riusciva ad ottenere.
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