"Io, girovago nel mondo ora mi sento molto rock"

L'artista ritorna dal vivo anche all'Ippodromo «Dai primi dischi a oggi, tour nella mia storia»

"Io, girovago nel mondo ora mi sento molto rock"

È tempo di Milano per Achille Lauro e, finalmente, è anche tempo di Achille Lauro per Milano. I fan aspettavano un tour vero da almeno due anni, perché le date che dovevano essere si sono perdute sulla strada della pandemia. Ora però che la musica live sembra correre con energia da una parte all'altra dei palchi, lo show, come si dice, è in città. Reduce dall'esibizione pirotecnica all'Eurovision Contest 2022 con il brano «Stripper» tratto dall'album «Lauro - Achille Idol Superstar», l'artista romano (nato però a Verona) approda insieme alla Electric Orchestra con il suo cocktail di generi (musicali e non solo, per come gioca con le varie declinazioni sessuali) all'Ippodromo di San Siro il 5 luglio, nella cornice del Milano Summer Festival. E, come racconta, si sente «molto rock».

Achille Lauro, si torna live: come si sente?

«Davvero mi sembra sia passata una vita dall'ultima volta in cui ho fatto un live da tour. L'emozione è totalmente diversa rispetto ad altri contesti. Lo so io e lo sa il pubblico, e difatti si percepisce un'energia e una complicità totalmente diverse».

Che tipo di show sarà?

«Per questo tour abbiamo scelto di creare un percorso attraverso la mia storia, partendo dai primi album e singoli importanti fino ad arrivare ai brani da alta classifica, unendo la mia rock band all'orchestra. Col Direttore Musicale Marco Lanciotti e il Maestro Gregorio Calculli, abbiamo creato un viaggio tra live e musical, senza mai momenti di silenzio. Un lavoro duro».

Il concerto a Milano è attesissimo: recupera tre date perdute tra 2021 e 2022: con quale spirito arrivi in questa città?

«Sono carico, non vedo l'ora di incontrare, dopo due anni di stop, il mio pubblico e sicuramente lo farò con uno spirito del tutto diverso rispetto ai live passati. Cercherò di metterci tutta l'energia che ho risparmiato in questi due anni di lunga attesa».

Pensa di premiare questa attesa con qualche fuori programma particolare?

«La serata prevede sicuramente qualcosa di speciale, ma non voglio svelare nulla per ora. Lascio la sorpresa a chi verrà a vedermi all'Ippodromo».

Che rapporto ha con Milano?

«La considero un po' come la mia città adottiva: è europea, dinamica, il polo della musica in Italia, un luogo ricco di opportunità: è il posto in cui spesso mi trovo a lavorare e dove ho creato il mio team di lavoro. Anche se rimango un girovago».

Dalla pandemia sono tornati alla grande sia il teatro sia i live musicali: la gente, dunque, ha sete di performance live. Siamo alla normalità?

«Il mondo dello spettacolo sembra rinascere, e il contatto col pubblico è il senso della nostra professione. L'ho percepito già nella mia ultima performance One Night Show agli Arcimboldi dello scorso dicembre, sul palco mi sento a casa, è la mia zona di comfort».

Come si prepara per un live? Magari ripassando le critiche ricevute o cullandosi nell'autostima?

«No, non do assolutamente troppo peso a chi mi assale né spendo tempo ad auto-elogiarmi. Cerco di rilassarmi e preparare ogni mio show nei minimi dettagli, ci metto poco a concepire l'idea, ma mesi a realizzarla».

Quattro Sanremo, un San Marino, un «Eurovision» alle spalle: ma la musica deve per forza sempre essere gara?

«Non vivo queste competizioni

come gare da affrontare con spirito combattivo. Ho sempre visto questo tipo di manifestazioni come un'occasione per far conoscere la mia musica e un'opportunità per confrontarmi con chi fa lo stesso mestiere. Tutto qui».

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