«È sconfortante, doloroso e fa rabbia vedere leso l'onore di quanti lavorano onestamente tutti i giorni: quanto accaduto offende i lavoratori per bene. Ma chi è infedele non lo è solo nei confronti di questa amministrazione, lo è verso tutti i cittadini di Milano, che con le loro tasse pagano anche lo stipendio dei dipendenti pubblici».
Il giorno del redde rationem in consiglio comunale sulla bufera delle mazzette in cambio di appalti nel settore dei Lavori Pubblici l'assessore Carmela Rozza è ferma nel condannare chi ha sbagliato. Del resto «ci sono state delle ammissioni», ricorda riferendosi ad Angelo Russo, uno dei due ex dipendenti arrestati che ha ammesso parte degli addebiti, a cominciare dall'assenteismo. Ma è altrettanto ferma nel rivendicare l'«operazione trasparenza» portata avanti da Palazzo Marino: non solo dal giorno di quella famosa lettera la Procura è stata informata e tenuta costantemente aggiornata sugli appalti, ma il sistema adottato dalla Centrale unica appalti del Comune per le gare con procedura negoziata per Expo «è stato proposto da Raffaele Cantone e dal prefetto Gabrielli anche a Roma per il Giubileo». Rozza, che ieri ha portato agli altri consiglieri una lista anno per anno di tutti gli appalti aggiudicati dal 2005 al 2015, ricorda che il Piano di prevenzione della corruzione «viene aggiornato ogni anno», e cita anche la piattaforma per il «whistleblowing», cioè la possibilità di segnalazioni online di illeciti e irregolarità da parte dei dipendenti di palazzo Marino con la garanzia dell'anonimato.
Ma dimostra anche un certo realismo quando riflette sul fatto che «un 10 per cento di imponderabile resta».
E non tutto, spiega, dipende solo dal Comune: la battaglia contro la corruzione passa anche attraverso «la legge delega e il nuovo codice degli appalti: spero si arrivi a una normativa semplificata, cogente e funzionale alla realizzazione delle opere. Perché non si può aspettare un anno per appaltare un'opera, sperando che nessuno, nel frattempo, si infiltri. Serve una norma più lineare». Quasi un invito a distanza al governo di Roma, questo, che riceve persino il plauso del consigliere di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato: «Oggettivamente non si poteva fare più di ciò che è stato fatto, se in Parlamento non passano le nuove leggi il pubblico amministratore è in difficoltà.
L'assessorato ai Lavori Pubblici ha centinaia di dipendenti, controllarli tutti senza strumenti diventa impossibile». Gli quattro dipendenti indagati hanno invece dato la disponibilità ad essere trasferiti ad altro incarico; nei prossimi giorni sarà sciolta la riserva sulla loro futura collocazione nella pianta organica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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