Il potere dello sguardo. L'incubo delle gabbie. Il cinema di Marco Bellocchio - insignito ieri della Laurea magistrale honoris causa in Cinema, televisione e new media all'università Iulm - vive tra questi due estremi. E proprio in questi due punti fermi il rettore, il professor Gianni Canova ha individuato il comune denominatore di una filmografia che abbraccia i titoli più famosi del regista piacentino.
Da I pugni in tasca a Bella addormentata. Da Buongiorno, notte a Vincere!, da Sangue del mio sangue a Il traditore passando per Il diavolo in corpo i richiami a questi due temi si accavallano per poi arrivare a fondersi. Fino al dramma che si consuma quando ci si ostina a non voler vedere le prigioni della quotidianità. Sintesi e fusione allo stesso tempo.
Bellocchio, regista controcorrente di un cinema che - superati i suoi ottant'anni - continua a trovare consensi, supera però la frontiera del pessimismo fine a se stesso. «L'anelito a uscire da una cella è vivo come l'orrore di ritrovarcisi. Per questo tornerò sul caso Moro di Buongiorno, notte per girare una serie di episodi e volti, studiati stavolta stando all'esterno di quel carcere. Penso a figure centrali come Cossiga, Paolo VI, l'opinione pubblica del tempo». Già, perché il politico democristiano ha esercitato un'attrazione assoluta anche prima che il suo drammatico destino si compisse. Secondo qualche studioso, il caso Moro era preesistente nella psicologia di Bellocchio prima che le Br lo portassero alle estreme conseguenze.
La tesi è azzardata, ma trova comunque un credito che nemmeno lo stesso Bellocchio riesce a smentire completamente. Ridacchia. Si compiace che un diplomato in drammaturgia, dopo aver scoperto di avere più talento per la regia che per la recitazione, riceva ora addirittura una laurea. E la sua lectio è tanto concisa quanto scanzonata. Quasi una goliardata con cui cerca di raccontarsi in pochi minuti.
La sapienza accademica esce invece dalle parole del rettore che pronuncia la Laudatio dopo la motivazione che ha spinto la commissione docente ad assegnare la pergamena onorifica. Canova si muove scientificamente nella filmografia di Bellocchi,o toccando aspetti che l'autore piacentino sembrava aver fatto fatica a individuare da solo.
Eppure lo sguardo in macchina di Bella addormentata e l'invito allo spettatore a «guardare» rappresentano il punto focale di una maniera di fare cinema rimasta inalterata nel tempo, pur adattandosi ai mutamenti imposti dal tempo e quindi dall'attualità. Una tendenza che si conferma con l'ultimo figlio di questa produzione, quel Traditore che racconta Buscetta, una storia di oggi che è il candidato più autorevole per rappresentare l'Italia ai prossimi premi Oscar.
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