Come sembra lontana quella foto del 31 marzo 2008 a Parigi con Letizia Moratti allora sindaco in perfetto tailleur bianco perla e le dita a «V» di vittoria che festeggiava l'Expo appena assegnata a Milano dall'assemblea generale del Bie. Nulla di quella squadra (decisamente targata centrodestra) è rimasto nella nuova istantanea scattata ieri con il premier Enrico Letta che ha scelto proprio la sede di via Rovello per la sua prima uscita ufficiale in territorio italiano.
Al suo fianco Giuliano Pisapia, il governatore Roberto Maroni che è succeduto a Roberto Formigoni non solo alla guida della Regione e l'amministratore delegato Giuseppe Sala che convincendo tutti con il lavoro e le sue doti manageriali, ha scalato le posizioni fino a diventare il commissario unico di quell'evento che la Moratti sognava di inaugurare. Anche se qui c'è un giallo, perché in teoria il decreto con i poteri speciali portato in dote da Letta a Milano avrebbe dovuto far immediatamente decadere sia il commissario straordinario Pisapia (addetto alle opere) che quello generale Formigoni (rapporti con il Bie e i Paesi partecipanti).
Ma ieri Letta ha confermato che per quel ruolo il governo, insieme al ministro degli Esteri Emma Bonino, dovrà scegliere un'altra figura. «Questo - spiegava ieri qualcuno - significa che Formigoni è prorogato fino a quando Palazzo Chigi non farà un'altra scelta». Un ambasciatore, magari la stessa Bonino, forse un ripescato come Romano Prodi. «O magari lo stesso Formigoni», insinua un suo colonnello che conferma come un dossier sull'epurazione degli uomini del Pdl dall'Expo dopo il patto tra Letta e Maroni sia arrivato sul tavolo del presidente Silvio Berlusconi che ne ha parlato con il vice premier Angelino Alfano e Gianni Letta. Un Formigoni anche ieri velenoso. «La nuova governance di Expo: Letta dalle larghe intese ha fatto fuori il Pdl», ha twittato velenoso allegando una foto del vertice con Letta, Maroni, Sala e Pisapia.
Per il momento da incassare ci sono le parole di Letta (Enrico) che con l'Expo promette di fare di Milano «la capitale d'Europa». Ma da qui al primo maggio del 2015 oltre alle promesse, il governo sul tavolo dovrà mettere i soldi: perché a mancare sono ancora 640 milioni di euro degli 833 promessi. Non poco. Così come non è poco quella deroga al Patto di stabilità che non consente agli enti locali di lavorare e che da Roma hanno tanto spesso promesso. Senza mai mantenere.
Partendo da Milano Letta lascia commissario unico e poteri speciali per velocizzare le opere rallentate, se ce ne fosse stato bisogno, anche dai 67 giorni di pioggia dall'inizio dell'anno in cui non è stato possibile lavorare.
«Ma non ci deve essere nessun dubbio - sottolinea Sala alludendo alla sorveglianza sulle infiltrazioni della criminalità organizzata - che la legalità possa confliggere con l'urgenza». Un'attenzione promessa anche da Letta che ha ricordato come «quelle di Maroni e Pisapia siano storie personali di contrasto alle mafie e applicazione della legalità che rappresentano un'assoluta garanzia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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