La madre di Boettcher scrive alle vittime

Al padre di Barbini: «Riveda i suoi ricordi sull'aggressione»

Cristina Bassi«Questa vicenda devastante ha generato unicamente vittime, seppur in modi diversi»: Patrizia Ravasi, madre del presunto aggressore, prova a mettersi sul piano di Gherardo Barbini, padre di una delle vittime degli agguati con l'acido. Scrive una lettera da genitore a genitore, protegge il figlio come - è lei a fare il parallelismo - Gherardo ha fatto con Pietro quel terribile 28 dicembre 2014. La missiva inviata ai Barbini è stata depositata ieri dall'avvocato di parte civile Paolo Tosoni al processo contro Alexander Boettcher (assente all'udienza). L'accusa per lui è di aver sfigurato sempre con l'acido Pietro Savi e di aver tentato di farlo a Giuliano Carparelli. È datata 5 dicembre 2015, dopo che per l'episodio di Barbini Boettcher è stato condannato a 14 anni insieme all'amante Martina Levato. Scrive Patrizia Ravasi a Barbini: «Le auguro di tutto cuore che Pietro possa tornare a essere quello che era». Poi il riferimento alla testimonianza di Gherardo, che ha assistito all'agguato a Pietro e ha sempre confermato di aver visto Boettcher incitare Martina a gettare l'acido: «La mente di ognuno di noi, soprattutto se attanagliata dal profondo dolore di essere presente all'aggressione del proprio figlio, può creare associazioni divergenti dalla realtà oggettiva». E la preghiera: «La supplico di rivisitare accuratamente il ricordo di quel tremendo 28 dicembre che ha devastato le nostre vite ma sta rischiando di distruggere» il futuro di mio figlio, che - è la conclusione della donna - è innocente. Una richiesta di rivedere le proprie dichiarazioni che l'avvocato Tosoni ha definito «grave, perché è rivolta alle vittime». L'ipotesi della Ravasi è che Barbini abbia potuto confondere Boettcher con il presunto complice Andrea Magnani. La madre di Alexander ha testimoniato su richiesta dei legali della difesa Giovanni Flora e Michele Andreano. In pantaloni neri e giacca chiara, l'imprenditrice immobiliare ha deposto per oltre due ore. Ha ripercorso l'infanzia e l'adolescenza del giovane, definendole tutto sommato «normali». Sul carattere del figlio: «È introverso e chiuso, ma non è mai stato un violento». Una sola ombra, secondo la donna, il tentativo di suicidio salendo sul cornicione del palazzo a causa della disperazione per la morte della nonna. Boettcher aveva 14 anni. Poi il matrimonio nel 2007, la crisi con la moglie, la vacanza in Grecia con Martina, che Patrizia Ravasi considerava «solo una scappatella». La testimone ha anche commentato i video dei due imputati con «giochi» umilianti e scarnificazioni: «Sono moralmente inaccettabili - ha dichiarato -, ma non ci vedo nulla di violento o sadico». La difesa ha ascoltato inoltre diversi amici di Savi.

Alcuni di loro hanno dichiarato di aver sentito dire che lo studente «frequentava brutta gente», anche se non hanno saputo chiarire di chi si trattasse. Pare che Savi avesse raccontato al gruppo di un pugno dato a un rivale. Una rissa vera o una vanteria? «Il carattere di Stefano? È una persona molto tranquilla», ha concluso uno dei ragazzi.

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