Maxi graffito per l'Inter che compie 110 anni finanziato da Mediaset

Mentre il Milan rosica è polemica nerazzurra per i simboli scelti: fuori Moratti sr e Mazzola

Maxi graffito per l'Inter che compie 110 anni finanziato da Mediaset

Nostalgia e polemiche, celebrazioni e sfottò. Su una grande facciata dell'Isola appare il mural che celebra centodieci anni di storia dell'Inter: e inevitabile scatta la spaccatura non solo tra tifosi rossoneri e nerazzurri, ma anche all'interno della community interista. Perché, per scegliere i personaggi simbolo di undici decenni, si è dovuto scegliere. In un' epoca in cui il web elegge anche i presidenti del Consiglio, ovviamente anche questa scelta è stata fatta a colpi di clic. E ora i dissidenti si fanno sentire.

Il maxiaffresco si impone alla vista di chi percorre il cavalcavia Bussa, la strada che oltrepassa i binari ferroviari di Porta Garibaldi e sbarca in via Borsieri. Resterà lì fino a fine anno, per celebrare le centodieci candeline nerazzurre. Porta il marchio del club e anche quello di Mediaset Premium: e già qui c'è chi arriccia il naso, perché Mediaset=Berlusconi=Milan. Ma, spiegano a Premium, si tratta solo di una partnership occasionale, in cui il marketing Mediaset ha risposto a una ricerca dell'Inter. Nessun inciucio, insomma.

Più appassionante il tema della qualità artistica dell'opera, che alcuni applaudono e ad altri fa storcere il naso. Ancora più avvincenti i criteri di scelta della hall of fame riassunta nel mural e il dibattito che ne consegue. Per il primo decennio (1908-1918) il sondaggio ha scelto i signori in bombetta che, riuniti al ristorante Orologio, danno vita al club: e fin qui va bene; praticamente obbligata la scelta di «Pepp» Meazza per il decennio successivo; meno ovvio che a rappresentare l'Inter Ambrosiana del 1938-1948 compaia Annibale Frossi, attaccante di piedi un po' approssimativi, più noto per la sua carriera successiva di commentatore. A impersonare i nerazzurri degli anni Cinquanta Benito «Veleno» Lorenzi viene preferito ad Angelo Moratti, il presidente che inventò la grande Inter; mentre la stagione dei successi mondiali ha come icona Armando Picchi, che nel sondaggio sconfigge il «Mago», Helenio Herrera. Mah.

La spaccatura vera riguarda la finestra 1968-1978, dove al ballottaggio vanno Sandro Mazzola e Giacinto Facchetti: vince quest'ultimo, forse anche per motivi affettivi. Ma che Mazzola resti fuori dal Gotha fa un certo effetto. E poi: lo «Zio» Bergomi batte «Kalle» Rummenigge e Graziano Bini, Ronaldo batte Massimo Moratti; nell'ultimo decennio il collettivo del Triplete sconfigge (e ci mancherebbe altro) Mauro Icardi.

Giusta o sbagliata, opinabile o meno, la scelta è fatta: e così eccoli là, un secolo e dieci anni di storia, a guardare chi si avventura

all'Isola. Per sempre giovani e belli come tutti gli eroi, e come gli eroi destinati a dividere. La discussione, a volte con toni aspri, agita i social network. Le donne, ovviamente, brontolano. E i milanisti rosicano un po'.

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