Meno chiamate al 118 e molti meno decessi. In terapia intensiva soprattutto non vaccinati

Confronto con il 2020 e situazione degli ospedali. La differenza c'è e si vede

Meno chiamate al 118 e molti meno decessi. In terapia intensiva soprattutto non vaccinati

Contagi galoppanti, ma meno chiamate al 118 e meno decessi. E minor sofferenza degli ospedali (dove oggi due ricoverati su tre (il 65%) sono non vaccinati).

È quanto emerge dalla fotografia della attuale situazione della pandemia Covid in Lombardia e da un confronto con il 2020, in una fase che resta di innegabile espansione del contagio. Nei dati del giorno, anche stavolta si intravedono motivi di conforto: il tasso di positività dei tamponi torna sotto il 20% e anche l'incidenza dei casi su base settimanale segnala un trend in apparente frenata. Come detto, resta un'evidente fase di peggioramento del quadro epidemiologico e sanitario, quella che stanno esaminando gli esperti da qualche settimana, ma ci sono elementi che fanno sperare in un rallentamento. I nuovi positivi accertati nei dati di ieri sono 36.858, su 191.021 tamponi eseguiti (positività al 19,3%). I casi in isolamento domiciliare salgono alla vertiginosa cifra di 505.997 in tutta la Lombardia. Anche gli ospedali continuano ad accogliere pazienti. Nelle terapie intensive sono ricoverate 244 persone, con 27 nuovi ingressi, 12 dimissioni e 8 decessi (+7). La percentuale di occupazione sfiora il 16%. Negli altri reparti, i ricoverati aumentano addirittura di 280 unità, tanto che l'occupazione dei letti in area medica con il 27,6% è già sulla soglia del colore arancione (fissata al 30). «La zona arancione - ha detto Guido Bertolaso - è un rischio che riguarda la Lombardia come tante altre Regioni d'Italia ma, se facciamo il paragone rispetto alla situazione di un anno fa, mi pare che la Lombardia oggi sia una delle regioni che sta meglio. Questo è un segnale molto importante: se oggi stiamo meglio, lo dobbiamo solo alle vaccinazioni».

E in effetti, come detto, il confronto con il 2020 presenta qualche motivo di sollievo. Intanto, le emergenze. Osservando le curve che rappresentano le chiamate al 118 per motivi respiratori o infettivi, si vede chiaramente come il livello raggiunto in questi giorni - a cavallo fra il 2021 e l'inizio di 2022 - sia circa alla metà del picco drammatico riscontrato ad aprile-marzo 2020, e comunque resta inferiore al livello raggiunto nei primi mesi del 2021 e poi ancora nella primavera scorsa. Qualcosa di analogo si vede nell'andamento dei decessi. Guardando all'eccesso di mortalità, vale a dire allo scostamento rispetto alle medie di mortalità pre-Covid (periodo 2015-2019) si vede chiaramente come nel corso del 2020 l'eccesso di mortalità in Lombardia abbia raggiunto addirittura il 36,6% (la media era 99.749 decessi e se ne sono verificati 136.249, di cui 25.443 per Covid e 110.806 per altre cause). In tutto il 2021, questo «eccesso» è sceso al 7,51% (con 8.889 decessi Covid e 88.681 per altre cause), mentre nel trimestre settembre-novembre è addirittura sceso al 3,8% (con 501 decessi Covid e 23.941 per altre cause). Si può ipotizzare che sia l'effetto della copertura vaccinale, oltre che delle cure che intanto si sono affinate e sono state meno «emergenziali».

Una conferma di questa lettura arriva anche dai dati sui ricoverati. Come detto, la stragrande maggioranza (due su tre, il 65%) sono non vaccinati.

E questo rapporto fra non vaccinati e vaccinati (che è quasi di 2 a 1) deve considerare che la platea dei non vaccinati pesa un decimo circa di quella dei vaccinati. Inoltre, tra i non vaccinati è più alta la percentuale ricoverati con polmonite e dei pazienti che necessitano di ventilazione invasiva.

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