"Mi raccomando niente sorprese". E la vendita di Sea finisce a risate

PRIMA INDAGINE SULLA GIUNTA PISAPIA L’Espresso pubblica un’intercettazione di Vito Gamberale È la conferma che la cessione degli aeroporti è stata una farsa

"Mi raccomando niente sorprese". E la vendita di Sea finisce a risate

É durata meno di nove mesi la verginità giudiziaria della giunta Pisapia. A rompere l’incantesimo che finora aveva tenuto al riparo la giunta «arancione» dalle attenzioni della magistratura, arriva l’inchiesta che le opposizioni avevano più volte invocato, e che il sindaco Giuliano Pisapia aveva cercato di evitare minacciando denunce per calunnia contro chi avesse osato rivolgersi ai pm: è l’indagine sulla cessione del 29% di Sea, la società che gestisce gli aeroporti di Milano.
É l’operazione finanziariamente più delicata portata a segno in questa prima parte del mandato della nuova giunta: una operazione controversa, contestata dalla minoranza e fonte di spaccature profonde anche all’interno della maggioranza che sostiene il sindaco. Fino alla notte della rese di conti, nel novembre scorso, quando nella seduta no stop del consiglio comunale viene varata la delibera che porterà il pacchetto di azioni Sea nelle mani della cordata guidata da Vito Gamberale, F2i, unico concorrente ammesso all’asta e vincitore con un offerta di un solo euro in più della base (385 milioni) fissata dal Comune.
Che la gara fosse fatta su misura per Gamberale le opposizioni lo avevano affermato ripetutamente. E i dubbi si eran fatti ancora più forti quando l’unica offerta alternativa, quella di una cordata indiana che offriva 40 milioni in più di Gamberale, era stata respinta dal direttore generale del Comune, Davide Corritore, in quanto depositata con dieci minuti di ritardo. Insomma, qualche ombra sulla operazione voluta da Pisapia (e soprattutto dal suo assessore al Bilancio, Bruno Tabacci) c’era. Ma nulla di concreto, nulla che potesse tradursi in lavoro per la magistratura.
Ma ieri una anticipazione dell’Espresso deflagra nella manciata di metri che separano il palazzo di giustizia da Palazzo Marino. Il settimanale rivela l’esistenza di un fascicolo di inchiesta sull’affare Sea. Nel fascicolo, una intercettazione telefonica compiuta dalla procura di Firenze e trasmessa per competenza nell’estate scorsa a Milano, in cui Vito Gamberale chiacchiera di Sea con un altro personaggio, che l’Espresso definisce «lontano dalla politica lombarda ma in buoni rapporti con i vertici lombardi del Pd». I due parlano di Sea. Gamberale si raccomanda che nel bando che Milano sta preparando non ci siano sorprese. L’altro lo tranquillizza, tutto sarà fatto come vuole F2i. «E insieme ridono della faccenda».
Chi è il misterioso signor X? L’unica certezza, avallata da fonti investigative, è che non è Alessandro Profumo, il banchiere di Intesa che potrebbe corrispondere al profilo tracciato dal settimanale. A conoscere il suo nome è ovviamente Vito Gamberale, ma il businessman - interpellato ieri dal Giornale - si limita a dire «non ho letto l’Espresso, quando lo leggerò mi farò un’opinione». Ma in attesa di dare un volto all’uomo, resta il fatto che - chiunque egli sia - sembra in grado già nel luglio scorso di fornire a Gamberale garanzie su come si comporterà quattro mesi dopo il Comune.

Millanterie? Forse no, visto che la famosa notte del 15 novembre le cose andranno esattamente come mister X aveva promesso a Gamberale.
Come faceva mister X a essere così sicuro che alla fine F2i avrebbe avuto il bando su misura che chiedeva? É questa la domanda cui dovrà cercare risposte l’inchiesta della Procura.

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