Milano difende i due marò ma Pisapia fa "l'indiano"

Raffica di rifiuti al galà del console indiano. Ma Pisapia è "assente solo per problemi di agenda"

Milano difende i due marò ma Pisapia fa "l'indiano"

Sedie vuote in segno di solidarietà, più o meno esplicita, ai due marò agli arresti in India: la politica diserta il ricevimento per la giornata nazionale della Repubblica Indiana. Una serata di gala, il 24 gennaio, organizzata dal consolato a Palazzo Clerici. Non ci sarà il governatore lombardo, Roberto Maroni, né il presidente della Provincia, Guido Podestà. Vuota anche la sedia del sindaco Giuliano Pisapia, che, come anticipato al console, «non sarà presente ma per motivi di agenda». A dare il La e ad aprire il caso è stato, in realtà, l'annuncio del presidente di un'altra istituzione: Dario Allevi, presidente della Provincia di Monza, che per primo ha risposto «no» all'invito ufficiale del Console generale dell'India Manish Parbhat, a partecipare al ricevimento di gala in occasione della 65° Giornata Nazionale della Repubblica dell'India. «Io sto con i Marò, non c'è nulla da festeggiare».

Il 26 gennaio 1950 è formalmente nata la Repubblica d'India, con la conseguente entrata in vigore della nuova costituzione. Una Repubblica che, però, ha deciso di indagare due militari italiani in servizio in acque internazionali come se fossero due terroristi, facendo un po' di confusione.

Il Console Parbhat ha invitato numerosi rappresentanti delle istituzioni a festeggiare la nascita della Repubblica indiana. Dopo aver declinato l'invito, Allevi ha invitato apertamente i suoi colleghi e rappresentati di tutte le istituzioni a non partecipare. «Quando ho ricevuto l'invito, il mio primo pensiero è andato ai due ragazzi che da 24 mesi sono prigionieri in India – spiega Allevi –. Il nostro paese è abituato a parlare molto e fare poco. Dobbiamo iniziare a parlare meno e fare ognuno la propria parte».
Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, i due fucilieri prigionieri in India con l'accusa di omicidio per aver sparato ad un'imbarcazione di pescatori che, avvicinandosi alla «Enrica Lexie» preposta al pattugliamento antipirateria, non si identificarono come da prassi, rischiano la pena capitale perché indagati dall'Agenzia Governativa che si occupa di antiterrorismo. I loro difensori si sono però rivolti alla Corte Suprema Indiana per sollecitare la produzione delle accuse a carico dei due fucilieri, evitare l'applicazione della normativa antiterrorismo, formalmente non prevista per militari impiegati in missioni di antipirateria «Attendo con ansia la decisione della Corte – prosegue Allevi – spero che si pronunci favorevolmente alla liberazione dei nostri fucilieri. Se così fosse, non parteciperò comunque all'evento, al quale invece assisterò come cittadino fermandomi all'esterno del consolato. Voglio guardare negli occhi quali rappresentanti delle istituzioni decideranno di intervenire, vestiti a festa, a celebrare un paese che non ha ancora risolto questa incresciosa situazione. L'Italia è un paese diplomaticamente debole.

Ricordiamoci che questi ragazzi rischiano la pena di morte».

Da Fratelli d'Italia arriva l'appello (rivolto anche al prefetto e alle altre autorità) a unirsi allo «sgarbo diplomatico» di protesta e a disertare in modo compatto l'evento scendendo in strada per un presidio.

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