Milano si sveglia "gialla". Folla nei bar e nei negozi

Le strade strapiene per lo shopping natalizio. Bene i ristoranti: "Tanta voglia di normalità"

Milano si sveglia "gialla". Folla nei bar e nei negozi

Centro e periferie affollate, vie dello shopping gremite, ma anche bar e ristoranti. La Lombardia si è svegliata in zona gialla e i cittadini, dopo 40 giorni di lock down leggero, hanno ripreso con entusiasmo le antiche abitudini: colazione al bar seduti, pranzi di famiglia al ristorante, ricerca dei regali di Natale nei negozi. «Buongiorno! Dobbiamo ricordare che meno sono le restrizioni più deve essere alta l'attenzione quotidiana, in ogni singolo momento - scriveva ieri il governatore Attilio Fontana. I risultati contro il virus sono stati raggiunti grazie ai sacrifici e alla responsabilità dei lombardi, ai quali va ancora una volta il mio più grande ringraziamento. Questa è la strada su cui dobbiamo continuare».

Cosa si può fare dunque? Via libera agli spostamenti all'interno della propria regione e quindi anche tra comuni diversi, e nelle altre regioni in zona gialla, mentre sono necessarie ragioni specifiche per raggiungere le altre. Rimane in vigore il divieto di circolare dalle 22 alle 5 del mattino anche all'interno del proprio comune. Le eccezioni sono rappresentate da motivi di lavoro, necessità e salute e vanno documentate con l'autocertificazione. Sarà vietato uscire dalla propria regione dal 21 dicembre al 6 gennaio. I bar e i ristoranti sono aperti dalle 5 fino alle 18. L'asporto è consentito fino alle 22, e non ci sono restrizioni per la consegna a domicilio. Sono 51mila circa gli esercizi pubblici in tutta la Lombardia, la regione con il maggior numero di locali. Il testa Milano con oltre 18mila esercizi, seguono Brescia con circa 7mila e Bergamo con più di 5mila. «A pesare - sostiene Coldiretti - è in tutte le regioni il permanere dei limiti nei giorni più caldi delle feste come Natale, Santo Stefano e Capodanno con l'obbligo di chiusura alle 18.

Soddisfatti i titolari di ristoranti e bar della città che ieri hanno visto affollati i propri locali: «Abbiamo dovuto mandare via dei clienti perché eravamo pieni, per via delle misure per il distanziamento, ma abbiamo riscontrato tanta voglia, da parte dei cittadini, di riprendere le proprie abitudini, nel pieno rispetto delle regole» racconta Alfredo Zini che da quarant'anni gestisce il ristorante di famiglia all'Isola. «Hanno riaperto il 75 per cento dei locali, chiusi quelli che lavoravano solo la sere, e chi non ha abbastanza liquidità. Riaprire - spiega Zini- significa non solo interrompere la cassa integrazione per i dipendenti, ma fare anche un investimento iniziale sulla spesa, che vale circa 1000 euro, senza avere certezza sull'andamento della settimana. Poi c'è il tema dei dipendenti che magari chiedono anticipi sullo stipendio, visto che non sono ancora arrivati i soldi della cassa, cui si deve aggiungere la tredicesima. Tanti non hanno aperto perché non avevano sufficiente liquidità».

Bene anche per i commercianti: «Poi tireremo le somme, ma vi è stato un buon movimento nelle vie commerciali: corso Buenos Aires, corso Vittorio Emanuele, via Dante, corso Vercelli. Bene anche in zona viale Montenero, corso XXII Marzo, corso di Porta Romana. La riapertura dei pubblici esercizi è certamente stata d'aiuto per i negozi e il confronto con la domenica scorsa è positivo: mediamente +20 per cento - commenta Gabriel Meghnagi, presidente della rete associativa vie di Confcommercio Milano -. Bigiotteria, pelletteria, maglie, fra gli articoli più richiesti, lo scontrino medio si attesta sui 90 euro. Resta in chiaro-scuro il raffronto con il 2019».

Attenzione, le riaperture non valgono per tutti: i centri commerciali rimangono chiusi nel week end. «Una decisione - commenta Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza - che, con la garanzia della piena sicurezza, ribadiamo debba essere rivista.

Noi siamo per il pluralismo distributivo: piccola, media e grande distribuzione possono convivere e, in quest'ottica, le attività dei centri commerciali, nel periodo più importante dell'anno, non devono essere ulteriormente penalizzate. Ci sono conclude Barbieri timori per gli assembramenti, ma i negozi nei centri commerciali si sono attrezzati per rispettare tutte le norme».

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