Ponti a Milano: da quello mobile in via Lodovico il Moro, al ponte dello Scodellino; dallaltisonante ponte del Trofeo a quello a schiena d'asino che attraversa il Martesana in via Dolomiti, a Gorla, e pochi altri. Nulla in confronto ai 50 manufatti che costellavano fino ai primi del Novecento la Milano città dacqua e di canali. Basti pensare che il Collegio degli ingegneri e degli architetti, a fine Ottocento, aveva contato la presenza di 26 ponti solo sulle acque del Naviglio Interno (attuale circonvallazione del bus 94).
Da allora a Milano di acqua ne è rimasta pochina e di ponti, escludendo quelli ferroviari, autostradali e i cavalcavia, ancora meno. Qualche esempio per i più nostalgici. La «tomba della Vettabbia» costruita nel 1871 nellomonima via, era a forma di fortilizio con tanto di merlatura: non esiste più. La copertura delle acque milanesi ha ucciso anche il ponte in mattoni di via Marco Polo, edificato nel 1879 sul Seveso coi suoi 22 metri di lunghezza da ciglio a ciglio. Spariti anche i ponti del Laghetto, di corso Genova e il ponte di via Sambuco sul canale Vettabbia. Invece si è salvato il Ponte delle Sirenette, forse perché fu la prima passerella in ferro realizzata in Italia. Inaugurato il 23 giugno 1842, univa le due sponde del Naviglio in via San Damiano. Nel 1930, a seguito della copertura della fossa interna, fu risistemato al parco Sempione dove è ancora visibile. Come è visibile, presso i civici musei darte antica del Castello, la lapide celebrativa che campeggiò sul Ponte del Trofeo, a cavallo del Naviglio Pavese tra viale Gorizia e via Scoglio di Quarto. Poco distante, allinizio del Naviglio Grande, in viale Gorizia, cè laltro grande sopravvissuto. Da sempre è detto «ponte dello scodellino» perché in passato i conducenti dei barconi che trasportavano sabbia, si fermavano a un'osteria nelle immediate vicinanze per mangiare qualcosa.
Sul Naviglio Grande, oltre alle due passerelle pedonali allaltezza di via Corsico (calcestruzzo) e di via Casale (ferro) bisogna arrivare fino a via Valenza per trovare unaltra opera di una certa importanza. Il ponte di via Valenza è stato costruito nel 1878 e costò 111 mila 598 lire. «La sua alzaia - dicono gli esperti dellassociazione Amici dei Navigli - ha la caratteristica di passare al di sotto del ponte stesso. Questo perché in passato veniva utilizzata per il transito dei cavalli che trainavano i barconi».
Ma la suggestione, in questa parte di Milano, raggiunge il suo apice imboccando la via Lodovico il Moro all'altezza di viale Richard. Qui le due sponde del Naviglio Grande sono «agganciate» da una grande struttura verde in ferro datata 1906. Servì fino ai primi Anni Settanta a collegare la ferrovia con lo stabilimento della Richard Ginori che era sullaltra sponda, abbassandosi quasi a livello dellacqua quando doveva transitare la locomotiva da manovra. Oggi il suo accesso è interdetto da palizzate in legno che fanno ben sperare in un suo imminente recupero.
Lunico ponte a schiena dasino di Milano si trova in via Dolomiti, a Gorla, sul naviglio Martesana. Risale al 1780 circa ed è sotto vincolo monumentale per la sua sagoma e per il caratteristico conglomerato di sabbia e ghiaia (una volta si chiamava puddinga) con cui venne costruito. Il Naviglio Martesana, nel suo percorso da Trezzo dAdda, giungeva fino alla conca dellIncoronata e al laghetto di San Marco, alimentando la fossa interna dei Navigli. E proprio allincrocio tra le vie Castelfidardo e San Marco sopravvivono due ponti. Il primo poggiava sul Naviglio Interno e laltro sullo scaricatore dellIncoronata (detto anche Tombone di San Marco) realizzato nel 1496 su studi leonardeschi. Il complesso si chiama Ponte delle Gabelle perché da qui partivano alla volta del contado barconi colmi di sale che era soggetto a dazio.
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