Il secondo incidente in due giorni che coinvolge un monopattino. Questa volta, per fortuna, il ragazzo diciannovenne che era alla guida del mezzo elettrico nella notte tra venerdì e sabato non si è fatto male. Verso le 2 di notte mentre percorreva via Sidoli, in zona Città studi, ha perso il controllo ed è caduto. È stato portato in codice verde al Policlinico, ma senza riportare ferite.
Solo poche ore prima, invece, una donna di 31 anni, che sfrecciava in via Braga, una traversa di via Gioia, non ha rispettato la precedenza e si è scontrata contro un furgone, sbalzata sull'asfalto, ha sbattuto violentemente la testa riportando un grave trauma cranico. É stata operata a Niguarda ed è in rianimazione, in prognosi riservata.
Così se in entrambi i casi la colpa è di chi guidava per Daniele Vincini, segretario del Sulpl, il sindacato unitario della polizia locale, la pericolosità è insita nel mezzo stesso. «I monopattini elettrici sono concettualmente pericolosi perché sono nati per muoversi con la forza muscolare e andare quindi a 4 chilometri orari, mentre con il motore viaggiano a 25 chilometri all'ora. Il manubrio è perpendicolare al mezzo, si guida in piedi quindi mantenendo il baricentro alto ed esponendo il conducente con tutto il corpo alla caduta, le ruote sono piccole e non offrono una protezione contro gli ostacoli a differenza della bicicletta». Inoltre «chi li guida non rispetta le regole: i monopattini vanno spesso contromano e sul marciapiede» conclude.
A Milano sono otto le pattuglie per turno di vigili in moto o monopattino che si occupano della repressione di queste infrazioni: «Sono decine al giorno le violazioni che sanzioniamo», poche rispetto a quelle che vengono compiute.
D'altronde la legge in vigore (Decreto Milleproroghe) equipara i monopattini elettrici sotto i 500 watt di potenza alle biciclette: possono essere guidati senza casco (obbligatorio solo dai 14 ai 18 anni), sulla strada oltre che sulle piste ciclabili e senza patente. Secondo i dati dell'Osservatorio Asaps (l'Associazione amici e sostenitori della polizia stradale) sono già 22 gli incidenti che hanno coinvolto monopattini e mezzi elettrici nel 2020 in Italia contro i 7 del 2019.
Secondo Luca Studer, docente di Circolazione e Sicurezza stradale del Politecnico invece «il monopattino elettrico di per sè non è un mezzo pericoloso, il tema è l'uso improprio che se ne fa ovvero il mancato rispetto del codice della strada e l'eccesso di velocità in città. La metà degli incidenti stradali con feriti- ricorda Studer - coinvolge utenti vulnerabili, ovvero pedoni, biciclette, monopattini e motorini per via appunto della velocità con cui viaggiano le auto e della mancata cultura della condivisione della strada». La soluzione? «Abbassare i limiti sulle strade urbane rendendole zone 30, ad esclusione dei viali di scorrimento e imparare a condividere il sedime stradale, in vista anche di un aumento massiccio della mobilità alternativa, che non è più evitabile». A chi è pronto a sostenere che abbassare la velocità di marcia significa aumentare la produzione di polveri sottili, Studer replica che «se circolassimo tutti a velocità ridotta con semafori sincronizzati, ridurremmo l'emissione di polveri, oltre che la congestione da traffico».
A questo si aggiunge l'ignoranza degli utenti della strada della segnaletica, ma «basterebbe rendere obbligatorio un esame di teoria per chiunque guidi un monopattino o una bicicletta».
La facilità con cui si ha accesso a un monopattino in sharing, infatti, permette a chiunque di «saltarci sopra», con i rischi che questo comporta.Nella rivoluzione smart e green che la giunta Sala sta spingendo a una velocità che non corrisponde all'introduzione di nuove abitudini e di una nuova cultura, però, spingere su sull'acceleratore può essere pericoloso.
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