Morti Covid e fuga da Milano, 14mila residenti in meno

La pandemia da febbraio arresta la crescita della città. Tremila decessi in più e solo 9mila nati in tutto il 2020

Morti Covid e fuga da Milano, 14mila residenti in meno

Il Covid arresta la crescita di Milano. Dopo un decennio in salita il 2020 si chiude con il segno meno davanti alla cifra della popolazione residente. I milanesi registrati all'Anagrafe a fine anno sono un milione 392mila e 802, ossia 11.437 in meno rispetto alla fine del 2019 (erano 1.404.239) e quasi quattordicimila sotto la quota a cui la città era arrivata lo scorso febbraio (1.406.057 residenti), il mese in cui tutto è cambiato. Prima e post Covid. Uno tsunami che stravolto la metropoli proiettata a livello internazionale, con l'impennata dei turisti, le week, i grandi colossi che per tutto il 2019 annunciavano aperture sotto la Madonnina. Invece i grattacieli e il centro si sono svuotati, è scattato il regime di smart working e molti hanno preferito tornare in pianta stabile in altre regioni o all'estero. Sul dato della popolazione incide purtroppo l'aumento dei decessi e il calo delle nascite. Nell'anno della pandemia i morti sono stati 16.692, 2.832 in più rispetto ai 10.325 del 2019. E sono arrivati a 10.325 i decessi, l'anno prima erano 13.860, quindi 2.832 in meno. Un dato colpisce: i morti nell'anno sono quasi il doppio dei nuovi nati.

Il Comune sottolinea anche un altro aspetto, «nel corso dei mesi di lavoro in smart working, con la naturale diminuzione di alcuni servizi, gli uffici dell'Anagrafe hanno potuto realizzare una verifica puntuale sulle cancellazioni anagrafiche per irreperibilità, attestandone circa 6mila». Si tratta «di pratiche complesse, che spesso richiedono diversi mesi prima di essere portate a compimento».

Calano solo di circa 1.200 unità i residenti stranieri, erano 281.488 a fine 2019 e sono scesi a 280.266. La classifica dei Paesi di provenienza più presenti è guidata da Filippine (40.978), Egitto (40.847), Cina (32.778), Perù (17.519) e Sri Lanka (17.411). Il 2020 è un anno nero anche per i matrimoni, quasi dimezzati. Il fermo assoluto, poi le restrizioni, l'obbligo di mascherina, la presenza di parenti ridotta o annullata del tutto e anche l'impossibilità di fare festa nel giorno più bello hanno convinto tanti a rinviare a tempi migliori. Sono 1.650 le coppie che comunque hanno voluto dire sì, 1.257 con rito civile e 281 con cerimonia religiosa, 112 le unioni civili. Nel 2019 erano in tutto 3.177 (una differenza quindi di 1.527). Nel 70% dei casi le coppie erano italiane, il 20% miste e la restante parte straniere. In attesa di un allentamento da parte del governo, le nozze civili continuano ad essere celebrate dal Comune in forma ridotta (solo gli sposi, due testimoni e l'officiante) e sempre con l'obbligo di mascherina nella Sala Formazione di via Larga.

Un lato positivo. L'assessore ai Servizi civici Roberta Cocco sottolinea che la crisi pandemica ha portato ad una «improvvisa accelerazione dei servizi digitali, potenziati e implementati.

Abbiamo lanciato l'app del Fascicolo del cittadino che è in 6 mesi è passata da 7mila a 70mila download e i certificati richiesti on line hanno sfiorato il 90% del totale. Lo smart working ha permesso a dipendenti solitamente impegnati allo sportello di smaltire 24mila pratiche da remoto, azzerando il sospeso».

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