Dopo aver fatto a lungo orecchie da mercante, la giunta Sala dovrà prendere atto della decisione del tribunale civile di Milano che, come spiegato in una nota da Silvia Sardone e Samuele Piscina, ha decretato la chiusura della moschea abusiva di via Cavalcanti.
Una situazione problematica che i residenti da tempo invano chiedevano al Comune di risolvere, con migliaia di segnalazioni per disturbo della quiete pubblica, riemersa con forza in occasione dell'ultimo Ramadan. Senza dimenticare, peraltro, che lo stesso primo cittadino del capoluogo lombardo fece visita nella zona durante la propria campagna elettorale del 2016, promettendo ai cittadini l'immediato sgombero. Stavolta Sala non potrà girarsi dall'altra parte fingendo di non sentire, visto che c'è una sentenza da rendere effettiva.
Il comunicato della Lega
"Anche il Tribunale civile ha imposto la chiusura della moschea abusiva di via Cavalcanti, quindi il Comune non ha più scuse", dichiarano in una nota congiunta l'europarlamentare e consigliere comunale della Lega Silvia Sardone e il consigliere comunale nonché vice coordinatore cittadino del Carroccio Samuele Piscina. "Smetta di sottomettersi alla comunità islamica e pensi ai residenti che da 8 anni sono costretti a convivere con centinaia e centinaia di musulmani che non rispettano la benché minima regola della convivenza civile".
"Gli abusi edilizi con cui la comunità islamica ha trasformato uno scantinato in un luogo di culto irregolare sono stati certificati più volte dalle forze dell'ordine nonché dalle sentenze dei tribunali, persino dalla Cassazione, con relative condanne", puntualizzano ancora gli esponenti della Lega. Ciò nonostante, tuttavia, il comune ha fatto orecchie da mercante per anni, "forse nel timore di perdere un cospicuo bacino elettorale. Tanto che la regolarizzazione delle moschee abusive in città è un tema ricorrente per la sinistra".
"Il sindaco Sala, durante la campagna elettorale per le comunali del 2016, aveva promesso la chiusura di questo luogo di culto senza mai dar seguito alle sue parole", ricordano Sardone e Piscina,"ma ora non ha più scuse: la moschea di via Cavalcanti va chiusa una volta per tutte e la comunità che la gestisce attualmente non deve essere fatta rientrare dalla finestra in nessun prossimo bando comunale. Si tratta solo di buonsenso e rispetto della legalità".
La sentenza
Il tribunale di Milano ha quindi fissato una penale di 50 euro per ciascun giorno di ritardo nell'eseguire quanto previsto dalla sentenza: penale che ricadrà sulle spalle dell'associazione che gestisce la moschea abusiva nel magazzino sotto il condominio di via Cavalcanti 8. I musulmani che frequentano il luogo di culto non potranno più farlo per il fatto che sarà loro interdetto l'ingresso dal cancello condiviso con gli altri abitanti dell'edificio.
Un'illegalità, quella della creazione di una moschea abusiva e della frequentazione da parte di centinaia di persone di uno stabile privato senza alcuna autorizzazione, già stabilita da tre fasi di giudizio, primo e secondo nel 2018 e Cassazione nel 2019.
"A seguito di un sopralluogo a settembre 2014, la polizia locale ha accertato che nell'immobile sono stati modificati o realizzati ex novo 5 servizi igienici, nonché un numero imprecisato di lavandini e lavabi per i piedi", ricorda il giudice.
E proprio a partire da 8 anni fa, quel luogo è divenuto il centro di frequentazione di centinaia di persone, che si accalcavano "per entrare nel fabbricato e poi accedere nel magazzino, attraversando o stazionando negli spazi comuni, costituiti dal cortile, dalla rampa di accesso e dal corridoio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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