L'altra sera, quando sono andati ad arrestarlo a casa sua, in via Porpora, a Lambrate, i carabinieri della stazione Gratosoglio sapevano benissimo chi si sarebbero trovati davanti, a chi avrebbero dovuto mettere le manette. Quel tunisino violento con la famiglia - la moglie e la suocera (entrambe italiane) e due figli piccoli, una bambina di 6 anni e un bimbo che ne ha appena compiuti 3 - non è una vecchia conoscenza per le forze dell'ordine: la moglie lo ha denunciato per la prima volta nel febbraio di quest'anno per maltrattamenti in famiglia, lesioni e minacce. Tuttavia è dal 2008 che la donna accumula certificati medici, referti del pronto soccorso, dove spesso è andata a far medicare sé stessa e i suoi figli per le percosse ricevute dal marito.
Un ubriacone? Uno scansafatiche, magari clandestino? No: 50enne, da anni residente in Italia con regolare permesso di soggiorno, il nordafricano, come la consorte, fa l'operaio. E sul lavoro non è mai stato segnalato per scarso rendimento e tantomeno per aver alzato un po' troppo il gomito e neppure per intemperanze di qualche genere. Insomma: in apparenza, fuori dalle mura di casa, il musulmano è una persona pacata. Si scatena solo in famiglia. E a partire da un momento ben preciso: il 2007, quando nasce la sua primogenita. È allora che la coppia scoppia: l'uomo si accanisce senza motivo contro la bambina, quindi inizia a picchiare pesantemente e molto spesso la moglie e rompe persino il femore alla suocera. Le due donne, a suo dire, sarebbero «colpevoli» di non picchiare a sufficienza la bambina. Sì, secondo questo tunisino i figli vanno picchiati e sovente per poterli educare come si deve.
Giovedì sera, quando i carabinieri sono intervenuti a casa sua, è stato perché il gip, dopo aver raccolto in un unico procedimento tutti i referti medici della moglie, dei bimbi e della suocera del tunisino negli ultimi 5 anni, li ha associati alla denuncia della consorte di 20 giorni fa e ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per l'extracomunitario.
La moglie, vedendolo andar via in manette, ha tirato un sospiro di sollievo. Ormai è da troppo tempo che, nel timore di una vendetta del marito contro i bambini, la donna sopportava l'insopportabile.
Anche quando il tunisino aveva mandato all'ospedale la suocera si era trattato sempre della stessa ragione: l'anziana, che vive con la figlia, aveva avuto l'ardire d'«interromperlo» mentre picchiava la nipotina senza una reale ragione plausibile. La nonna aveva tentato d'allontanare la piccola dalla brutalità del padre strappandoglielo dalle braccia. Apriti cielo: il genero si era avventato su di lei come una furia senza pensarci troppo.
Nell'agosto dell'anno scorso, a Jerago con Orago, in provincia di Varese, un altro tunisino di 46 anni, musulmano integralista, venne arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni. Vittima la moglie, una connazionale di dieci anni più giovane e finita in ospedale con una prognosi di 25 giorni. I pestaggi sistematici andavano avanti dal 2007, anno in cui la coppia era arrivata in Italia. Le botte si erano però intensificate negli ultimi tempi.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.