Niente convenzione: senza lavoro 50 persone nel MilaneseCroce Rossa, sit in anti privatizzazione

Niente convenzione: senza lavoro 50 persone nel MilaneseCroce Rossa, sit in anti privatizzazione

È iniziato piuttosto male il 2014 per i dipendenti della Croce Rossa italiana e per quelli milanesi in particolare. Ieri pomeriggio un gruppo di ormai ex lavoratori ha fatto un presidio di quattro ore davanti alla sede Rai di corso Sempione per protestare contro l'ente che, dal 1° gennaio 2014 e dopo oltre 150 anni di attività, è stato privatizzato a causa dei tagli previsti dalla manovra finanziaria dello Stato. Tutti i comitati cittadini statali si sono trasformati infatti in associazioni di promozione sociale privati. E questo mutamento, con la problematica dei bilanci in crisi, ha creato numerosi disoccupati sia tra il personale militare che civile. A Milano in particolare, il mancato rinnovo della convenzione tra la Croce Rossa e la Prefettura per il Cie (Centro d'identificazione e di espulsione) di via Corelli, chiuso a fine 2013 per essere ristrutturato, ha lasciato senza lavoro 36 persone in città e un'altra decina in provincia. In tutta la Lombardia i disoccupati sono 60. E stamattina, a partire dalle 8.30, proprio in via Corelli, la manifestazione dei disoccupati continua.
Un ex militare della Croce Rossa, che ha lavorato proprio al Cie milanese per 14 anni, si sfoga: «Non mi sono mai tirato indietro e come me tanti altri. Se c'era bisogno si facevano anche ore e ore di lavoro consecutive. Quando si è profilata all'orizzonte l'idea della privatizzazione Francesco Rocca, il nostro presidente nazionale, ha promesso in più interviste che non saremmo mai stati lasciati a casa. Anzi: ci è stato chiesto di sottoporci a 40 ore di corso per l'utilizzo dei defibrillatori per avere maggiori possibilità di essere ricollocati proprio in caso di privatizzazione dell'ente. Invece adesso, con la sparizione dei comitati cittadini diventati associazioni di promozione sociale, ci spiegano che potremmo essere riassunti solo nei comitati provinciali che però, per mancanza di fondi, non hanno bisogno di personale. E i cui presidenti comunque possono assumere chi vogliono, non hanno nessun obbligo di far lavorare proprio noi!».
Nicola Skof, 42 anni, ex dipendente civile della Croce Rossa e già rappresentante sindacale per la Cgil, spiega: «Sono tante le situazioni famigliari difficili tra noi ex lavoratori. Ad esempio ci sono colleghi che hanno figli con grosse disabilità, lavoratrici single con figli a carico. Del resto tutti coloro che hanno lavorato nel Cie di via Corelli per 14 anni, a causa di un impegno tanto totalizzante, non hanno certo avuto la possibilità di svolgere percorsi formativi alternativi per intraprendere, qualora si fosse profilata la necessità, un altro impiego.

Purtroppo passando da ente pubblico a privato, ogni singolo comitato cittadino della Croce Rossa ha attualmente un suo bilancio con entrate e uscite e non può farsi carico di riassorbire il personale rimasto senza lavoro. Insomma la Croce Rossa non è più una grande famiglia».

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