Non si converte all'islam, la massacra

Non si converte all'islam, la massacra

È finito in manette l'8 marzo, nel giorno in cui si celebra la festa internazionale della donna. Un fatto che rappresenta di per se la pena del contrappasso in una delle sue massime espressioni. Mohamed A., pizzaiolo egiziano di appena 20anni, infatti, è un integralista islamico sotto tutti gli aspetti. Per questa ragione riteneva di dover picchiare pesantemente e con una certa frequenza la compagna 27enne di origini messicane ma cittadina spagnola, una studentessa con la quale ha convissuto negli ultimi cinque mesi in un appartamento di via Domenico Veneziano, al Corvetto. Le ragioni di questa crudeltà sono abbastanza banali e facilmente intuibili: il nordafricano avrebbe voluto non solo che la fidanzata non frequentasse il corso post universitario per cui si trova a Milano e non usasse internet, ma che si convertisse all'Islam, leggesse il Corano seguendone i precetti e girasse con la testa coperta da una velo. Visto che la signorina, cattolica convinta e di cultura occidentale, si rifiutava di obbedirgli, lui la riempiva di botte al punto che i vicini di casa, sentendo le urla di dolore, avevano più volte chiamato la polizia. Così l'altra sera Mohamed è stato arrestato dagli investigatori del commissariato Mecenate e da quelli delle volanti con l'accusa di maltrattamenti in famiglia. Non si esclude però che il musulmano sia anche colpevole di violenza sessuale nei confronti della compagna.
La vicenda, infatti, sul fronte dell'accusa per stupro è piuttosto oscura e probabilmente lo resterà. Già indurre la donna ad accusare apertamente il convivente per averla picchiata, infatti, è stata un'impresa. Nonostante le evidenti lesioni e le ecchimosi causatele più volte dal fidanzato - e documentate da una serie di certificati medici in vari ospedali - la studentessa in questi mesi non ha mai voluto denunciare il giovane compagno. Anche i tentativi di convincerla fatti da una funzionaria della centrale operativa della questura nei mesi scorsi non avevano portato a nulla: quando la polizia arrivava in via Veneziano, la ragazza, piena di lividi sul viso, sulle gambe e sui glutei, si aggrappava ai lettighieri in lacrime, lamentandosi per il male che provava. Tuttavia non le era mai passato per la mente di sporgere formale querela contro il convivente.
Il 27 febbraio, poi, la svolta: è lei, la studentessa, a chiamare telefonicamente la polizia mentre l'egiziano la sta picchiando. La donna viene portata alla clinica Mangiagalli dove l'équipe di psicologi del Servizio violenza sessuale e domestica (Svsd) si prende cura di lei con pazienza e tenacia. Riuscendo così a farla parlare, a farle ammettere i maltrattamenti subiti dal compagno.

È a quel punto che la giovane donna denuncia formalmente l'egiziano. «Tra noi, nonostante la convivenza sia recente, c'è un legame fortissimo. E io ho molta paura di lui» spiega la ragazza. Ed è a quel punto che per Mohamed A. scatta l'ordinanza di custodia cautelare in carcere.

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