Origini del terrorismo: "Afghanistan" racconta come è nato un incubo

La patria dei talebani nell'ottimo spettacolo che mette in scena insieme storia e attualità

Origini del terrorismo: "Afghanistan" racconta come è nato un incubo

La scenografia, di Carlo Sala, buia, mutevole e che interagisce con i video di Francesco Frongia, porta il pubblico alla percezione del terrore perché sulle pareti-schermo scorrono immagini di guerra, le donne sono spesso in scena velate e gli uomini per la maggior parte armati. Cronaca dei giorni nostri e incubi di un passato che non sembra archiviato.

Le azioni raccontano i destini difficili e violenti dell'Afghanistan, Paese perennemente in conflitto. Siamo all'Elfo Puccini, dove fino al 25 novembre è in scena appunto Afghanistan, lo spettacolo che, in due rappresentazioni divise a loro volta in episodi, per la regia di Ferdinando Bruni e Elio De Capitani, «svela un Paese e una storia di cui si sa poco, ma che ci riguardano da vicino (i soldati italiani sono ancora di stanza laggiù), per riaffermare l'idea di un teatro che parla di civiltà» hanno poi spiegato i registi.

I due direttori artistici dell'Elfo hanno voluto portare in Italia un lavoro che nasce in Inghilterra, e che più che un semplice spettacolo, è un progetto. Afghanistan è infatti in origine una drammaturgia collettiva ideata dal Tricycle Theatre, officina di teatro politico inglese, per tredici autori della scena angloamericana. A Milano si può vedere l'edizione italiana di questo progetto internazionale.

I difficili destini di un paese come l'Afghanistan sono racchiusi in due spettacoli distinti ovvero «Il grande gioco» (che ha debuttato l'anno scorso) e «Enduring Freedom», che ha avuto la sua prima milanese lo scorso 23 ottobre. Si possono vedere separatamente, o, in alcune date, fusi insieme nel corso della stessa serata, per una drammaturgia composta da vari frammenti che si susseguono come le schegge di una dinamite.

Ne «Il grande gioco» si trovano cinque episodi fino al 1966 che ci portano a scoprire l'Oriente romanzesco dei primi esploratori. La prima parte si conclude con lo struggente episodio «Minigonne a Kabul», un'intervista «immaginata» al presidente Najibullah che, poco prima di venire catturato dai Talebani rievoca il suo sogno di un Afghanistan moderno. Il secondo tempo dello spettacolo, inizia con «Enduring freedom», e si entra nel vivo degli anni attuali (fino al 2010): dall'ascesa dei Talebani e del terrorismo islamista («Il leone di Kabul»), alla morte del comandante Massud poco prima dell'11 settembre («Miele»).

I racconti approfondiscono anche il controverso mondo delle organizzazioni non governative (Ong), fino a una conclusione imprevedibile e forse un po' troppo distante dal ritmo serrato e coinvolgente di tutto il resto dello spettacolo: l'ambiente è surreale, un mondo astratto, dopo la morte. Qui i conflitti appaiono distanti, e la violenza umana appare nella sua futilità: non ci sono più nemici, ma solo chi prosegue la vita nell'Aldilà e chi sembra fermarsi.

Info: «Enduring freedom»: 3, 4, 6, 7, 8, 13, 14, 15, 21, 22, 23 novembre da martedì a sabato alle 20.30 e domenica alle 16. «Il grande gioco»: 1, 2, 3, 9, 10, 16, 17 e 24 novembre da martedì a sabato alle 20.30.

I due spettacoli vengono rappresentate unite domenica 11 e 18 novembre: «Il grande gioco» alle 16 e «Enduring freedom» alle 20. Domenica 25 novembre: «Il grande gioco» alle 11.30 e Enduring freedom alle 15.30. Teatro Elfo Puccini, corso Buenos Aires 33. www.elfo.org

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