(...) terrorizzato. Nei pochi minuti tra parco Sempione e corso Vercelli il bus, secondo il racconto, è stato preso d'assalto: «Portami a casa subito, mi intimavano. Sbrigati, non ti fermare. Io ho cercato di non ascoltarli e mi sono chiuso dentro». Chiedo se gli avessero fatto del male: «No, non sono riusciti a rompere il vetro, anche se ci hanno provato con calci e pugni. Poi si sono arrampicati sul cruscotto e hanno cominciato a sputarmi addosso, da sopra. Mi hanno lavato, che schifo... Io stavo solo lavorando». Poco dopo un'auto del controllo di servizio segue la nostra vettura; il collega sale e concede al povero autista di andare in deposito e pulirsi: è l'unica cosa che vuole. Cerca conforto: approfittando di un minuto di stop chiede se qualcuno avesse visto; è sicuro che ci fossero altri passeggeri a bordo che possono testimoniare. Ma questi negano: omertà. Capolinea: «Arrivederci signorina, vado a lavarmi, mi dispiace». Quasi si scusa per i sedili inservibili.
Piccola storia di vandalismo, di un'aggressione «finita bene»: non entrerà nelle statistiche che danno per dimezzati (da 154 a 75) in 4 anni gli episodi violenti sui mezzi pubblici. Per l'autista dell'altra sera l'intensificarsi dei controlli a bordo non è stato sufficiente: stava lavorando ed è tornato a casa pieno di sputi. In faccia.Maria Teresa Santaguida
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